Oaxaca (si pronuncia Uahàka) è uno stato federato Del Messico meridionale, confina a est con il Chiapas e si affaccia a sud sull’oceano Pacifico e sul golfo di Tehuantepec. L’oceano Atlantico, tuttavia, non è lontano, perché questa regione è collocata nella parte più stretta del Messico, là dove il continente si assottiglia prima di diventare America meridionale.
È una regione singolare da molti punti di vista: qui, a occidente, abitarono i Mixtechi, mentre gli Zapotechi erano stanziati a est. Le popolazioni diedero molto filo da torcere alle armate spagnole, che riuscirono a conquistarle soltanto nel 1521, dopo lotte cruente.
Qui, secoli dopo sono nati Benito Juarez (da lui il nome la capitale: Oaxaca de Juarez) e Porfirio Diaz, entrambi ex presidenti del Messico.
E qui, nel 2006, sono avvenuti i “fatti di Oaxaca”, una storia davvero interessante, che riassumerò in nota perché in Italia è poco nota [1].
Oaxaca è anche in assoluto la regione in cui è presente la maggiore concentrazione di specie di felci e piante affini. Questa particolarità la rende il sogno degli studiosi e degli appassionati di felci di tutto il pianeta; sono davvero molti i “turisti botanici” che vi si recano ogni anno, nella speranza di individuare qualche varietà ancora non classificata, e che formano un insieme variegato di donne e uomini, spesso marito e moglie uniti dalla stessa passione, giovani e anziani, studiosi e semplici entusiasti, fotografi e viaggiatori; tra loro ho ritrovato con estremo piacere un Oliver Sacks (OS da ora in avanti) in gran forma, felice di spartire con noi lettori il proprio piacere per le esplorazioni naturalistiche ottocentesche e, naturalmente, per le felci.
Diario di Oaxaca è il racconto di questo breve ma intenso viaggio, avvenuto nel 2000, una lettura piena di informazioni botaniche, di disegni nei quali l’autore ha immortalato le sue beniamine, di ritratti pieni di umanità dei compagni di avventura.
Confesso che ancor più che le felci amo le cosiddette piante affini: Erba strega (Lycopodium), Coda cavallina (Equisetum), Selaginella, Psilotum.
ci spiega OS nelle prime pagine. E anche di quelle, per la sua gioia, Oaxaca ne ha da vendere: una varietà di Selaginella – la felce della resurrezione – viene venduta nel grande e coloratissimo mercato della capitale.
Quello delle felci può sembrare un mondo circoscritto, che solo alcuni fissati possono apprezzare fino in fondo e non un tema ampio come quelli a cui OS ci ha abituato nei suoi saggi. Niente di più inesatto:
… Non si possono studiare le felci in natura senza tenere conto di come e dove crescono, del loro habitat in generale.
Chi si occupa di felci, insomma, è inevitabilmente un ecologista, spesso un esperto in agricoltura, non di rado qualcuno che si interessa anche di Storia e – se va a Oaxaca – anche un po’ artista e un po’ filosofo.
Contagiato dalla zia, a sua volta iniziata ai misteri delle felci dal padre, il piccolo Oliver cominciò a stravedere per queste antichissime creature, convinto (come la botanica di allora) che fossero, insieme ai muschi, le piante primordiali da cui discendono tutte le piante emerse. Oggi i botanici hanno un po’ approfondito la questione, ma Licopodi e felci mantengono tuttora il titolo di iniziatori di due delle linee evolutive delle piante vascolari (la terza è costituita dalle piante con seme).
«Le felci mi affascinavano per la loro forma a spirale e per le loro caratteristiche vittoriane…», afferma l’autore ricordando però i discorsi della madre sulla storia del pianeta «Il mio senso di un mondo preistorico , di immensi archi temporali, era stato stimolato per la prima volta dalle felci e dai loro fossili.»
E io, docente di scienze e ammiratrice delle Pteridofite (sono sempre loro, non allarmatevi) terminato il libro, ho colto al volo l’occasione per parlare un po’ di queste pioniere della Flora, dedicando loro uno dei post di divulgazione scientifica. Se amate le felci, o volete qualche buon motivo per amarle, potete trovare altre notizie e curiosità qui.
Per OS, però, le felci e le piante affini sono state, negli anni, molto più di una grande passione solitaria; il viaggio è stato un po’ il culmine di una esperienza iniziata un sabato mattina del 1993, per caso, imbattendosi in un cartello che annunciava per quel giorno una riunione della American Fern Society. Quel giorno erano presenti una quarantina di persone.
Vi si respirava un’atmosfera vagamente retrò, quasi vittoriana. Si sarebbe potuto trattare benissimo di una riunione di appassionati di botanica degli anni Cinquanta o Settanta dell’Ottocento…
Pochi professionisti e tanti dilettanti di talento, “il genere di persone che fa per te”, come osservò un amico che lo accompagnava.
Forse, anche per me. Ho provato una tremenda invidia per OS, il quale, da allora, si è perso ben poche riunioni del gruppo. E ho letto il diario armata di matita per segnare le notizie più interessanti, interrompendomi spesso per informare la famiglia delle scoperte più ghiotte.
Il diario, scandito giornata per giornata e compilato rigorosamente ogni sera da OS, non è una lettura per addetti ai lavori; oltre a svelarci vita e miracoli di felci & Co, il testo spazia dai miti delle popolazioni precolombiane alla loro storia, sino allo scontro con i conquistadores, all’impatto sulle abitudini europee dei prodotti giunti dalle Americhe (dal tabacco al cacao, al caucciù, alle gioie per gli occhi e per il palato dei prodotti dei mercati locali, alle avventure semiserie di questa compagnia variegata di gente capace di rischiare l’osso del collo per raccogliere una felce rara o, come l’autore stesso, di rischiare il collasso per essersi messo in marcia ad alta quota subito dopo un ricco spuntino.
Questo viaggio si sta rivelando molto più interessante di una semplice ricerca di felci. È un viaggio in un paese e in una cultura diversi, molto diversi, e visto il modi in cui questi luoghi e questa gente sono impregnati delle antiche tradizioni, è in un senso più profondo un vero e proprio viaggio nel tempo.
È anche il racconto serio e onesto di un’esperienza umana, fitta di piacere per le discussioni intelligenti e di gioia della condivisione.
Sono una lettrice scafata e di solito tengo a freno la commozione, ma ogni volta che il libro mi capita in mano non posso fare a meno di rileggere p. 102:
Tra di noi si respira un’atmosfera rilassata, disinvolta, libera da preconcetti […] Penso di essere l’unico single della comitiva, ma è tutta una vita che sono single. Comunque qui, a Oaxaca, non mi sento affatto solo; sento di appartenere a un gruppo, di condividere una passione. È una sensazione che ho provato raramente nella vita […]
Il meglio arriva alla fine della pagina, ma vi lascio il piacere di scoprirlo da soli, dopo aver letto senza barare le altre 101 pagine. OK?
E, già che ci sono, consiglio a chi non l’avesse ancora incontrato il bel saggio L’isola dei senza colore, un altro diario di viaggio sui generis di OS.
Nota: ho approfondito il ruolo delle felci nell’ecosistema e le loro caratteristiche nel mio blog in un post pubblicato in due parti.
[1] Uno sciopero, motivato dalla scarsità di fondi destinati alla scuola e dagli stipendi bassi degli insegnanti è stato represso da agenti in assetto antisommossa inviati dal governatore dello stato. I manifestanti hanno allora occupato alcuni quartieri della capitale, resistendo alle cariche di 2000 poliziotti inviati contro di loro. A quel punto numerose associazioni politiche, sindacali, studentesche e contadine si sono associate alla protesta, organizzate nella Assemblea Popolare della Gente di Oaxaca. L’esercito ha sgombrato i quartieri con la forza, ma le proteste sono continuate, i docenti hanno scioperato per 5 mesi e, negli scontri del 16 ottobre hanno perso la vita un giornalista statunitense, un professore e un altro manifestante. A quel punto il Presidente del Messico (allora Vicente Fox) ha ordinato il ripristino della sicurezza nello stato, così la repressione è continuata fino a raggiungere un totale di 21 morti e centinaia di feriti e di arrestati. Fonti Wikipedia e repubblica.itOliver Sacks, Diario di Oaxaca
Adelphi biblioteca 630, 2015, pp. 155, € 16,00, trad.M. Migliaccio
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.