La ballata di Adam Henry, l’ultimo romanzo di Ian McEwan. Mi è piaciuto? Beh, calma, un momento.
La vicenda, innanzitutto.
Protagonista Fiona Maye, giudice dell’Alta Corte in servizio alla Sezione Famiglia. Fiona Maye è, come tutte le persone che svolgono un lavoro di responsabilità, assolutamente innamorata del suo compito, tanto da trascurare il marito, al quale non concede neppure una breve parentesi carnale di tanto in tanto. Così il consorte una domenica pomeriggio le comunica che, dal momento che ora ha un’altra e che tra loro sono passate sei settimane senza sesso, si trasferirà senz’altro dall’altra a meno che il signor Giudice non ammetta che il sesso è mancato un pochino anche a lei.
Fiona, stupita e rabbiosa, non ammette proprio nulla e così prima che la domenica sia finita si ritrova sola in una casa troppo grande.
Il giorno dopo Fiona, ancora indignata ma sentendosi addosso una crescente sensazione di smarrimento, fa sostituire la serratura del loro appartamento rendendolo il suo appartamento – proprio ciò che sconsigliava abitualmente alle coppie che appaiono davanti a lei – e si dedica con ancor maggior impegno al suo lavoro.
Il caso sul quale è chiamata a pronunciarsi è quello di un giovane testimone di Geova che, spalleggiato dai genitori, rifiuta ogni genere di trasfusione, nonostante sia stato colpito da una leucemia la cui terapia prevede la necessità di essere trasfuso. Il giudice ascolta i genitori, gli avvocati, fa una visita al paziente e alla fine emette il suo verdetto: il giovane Adam Henry dovrà subire trasfusioni per motivi di sopravvivenza, indipendentemente dalla sua volontà e da quella dei genitori.
Passano alcuni giorni e il marito di Fiona ritorna a casa. L’altra donna è stata una delusione e in definitiva lui ama lei e non l’altra. Come due cani i due si annusano diffidenti, decidono di tornare insieme sia pure per prova e Fiona dà al marito copia delle nuove chiavi di casa.
Intanto il giudice riceve lettere su lettere del giovane Adam. Questi è guarito, ha spezzato ogni legame con i testimoni di Geova ed è pericolosamente pieno di stima, di considerazione, perfino di affetto per Fiona, che ha più o meno tre volte i suoi anni. Ed è il tema dell’affetto – inarrestabile, incontenibile, insostenibile – del giovane Adam a diventare il centro del libro, mettendo la povera Fiona in una situazione anche peggiore di quella vissuta con il marito. Man mano la passione di Adam cresce diventando una sorta di insostenibile stalking al quale il disgraziato giudice non sa come reagire.
Raccontare l’ultima parte del libro risulterebbe una forma di spoiling inaccettabile e quindi me ne astengo. Mi limiterò a osservare che se per tre quarti il libro risulta appassionante nel raccontare il personaggio di Fiona, la sua infanzia, le sue passioni, la difficoltà e le gioie del suo lavoro e nel descrivere i meccanismi interni del diritto e della giustizia, dà tuttavia la sensazione di precipitare troppo rapidamente nell’ultima parte, lasciando il lettore perplesso e sconcertato.
«Ma McEwan ha perso la voglia di scrivere?», è la domanda più ovvia che viene in mente ed è ovviamente troppo elementare per un autore come lui. Il dubbio che assale il lettore, una volta passata la sensazione di sconcerto, è che McEwan abbia voluto mettere a confronto i sogni coraggiosi ma fortemente autodistruttivi del giovane poeta Adam con la disillusione e le paure degli «albori della vecchiaia» di Fiona. La sensazione di vuoto e di sottile disperazione che l’assale di fronte al fallimento apparente del suo matrimonio è poca cosa in rapporto al panico creato in lei da ciò che le chiede il giovane Adam. I due personaggi sono destinati a non potersi comprendere, quasi a rappresentare le fatali ambiguità e le impossibilità intrinseche ad ogni rapporto umano.
In sostanza La Ballata di Adam Henry mi è parso narrare – raccontandolo in panni femminili – le paure e i dubbi dell’autore davanti all’inizio della propria vecchiaia e le difficoltà di comunicazione che l’età accumula tra i diversi momenti della vita. In sostanza un buon libro che consiglio a chi conosce e apprezza Ian McEwan, pur tenendo conto dell’amarezza profonda del testo.
Ian McEwan, La ballata di Adam Henry
Einaudi Supercoralli, 2014, pp. 208, € 20,00, trad. Susanna Basso
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