Oriana Fallaci
La forza della ragione
(Rizzoli International)
Non avevo ancora letto niente della Fallaci, e avrei potuto persistere in tale beata deficienza. Invece no, incuriosito dal successo editoriale di questo pamphlet (sei edizioni nel primo mese di uscita), ho deciso di farmi del male. Ero sicuro che me ne sarei pentito, ma ero anche curioso di capire cosa potesse spingere tanti lettori, in periodo di vacche magre librarie, a comprare proprio La forza della ragione. Risultato: sono rimasto allibito oltre ogni aspettativa, ma non so se compatire di più l’autrice o chi ne legge l’opera. La tesi del libro è terribilmente semplice: l’Islam ha dichiarato all’Occidente una guerra culturale «che prima del nostro corpo vuole colpire la nostra anima. Il nostro sistema di vita, la nostra filosofia della Vita. […] La nostra libertà. […] Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo, ossia non capire che esiste un Islam e basta […] è contro ragione. […] L’unica arte nella quale i figli di Allah hanno sempre eccelso» è quella «di invadere conquistare soggiogare» (la punteggiatura viene spesso volutamente ignorata…). Secondo l’autrice, un’Europa imbelle, sprezzantemente ribattezzata Eurabia, non fa nulla per contrastare questo complotto, anzi, lo favorisce. Incredibile il modo con cui la Fallaci rivede secoli di storia ad uso e consumo della sua ideologia, elencando una sequenza di stupri, massacri ed efferatezze compiuti dall’Islam ai danni della Cristianità: nessun riferimento invece all’apporto culturale dell’Islam in Spagna o in Sicilia, alla tolleranza religiosa un tempo molto più praticata in quelle contrade che nelle regioni governate dai monarchi cristiani. E tocca leggere scempiaggini come questa: «le Crociate furono la risposta a quattro secoli di invasioni occupazioni angherie carneficine. Furono una controffensiva per bloccare l’espansionismo islamico in Europa». Nessun cenno ai bagni di sangue compiuti dai “cristiani” ad Antiochia o Gerusalemme. Per la Fallaci il pericolo incombe tuttora, «i figli di Allah coltivano da tanti anni il sogno di far saltare in aria la Torre di Giotto o la Torre di Pisa o la cupola di San Pietro o la Tour Eiffel o l’Abbazia di Westminster o la cattedrale di Colonia e via dicendo». Testuale. Colpisce la grossolanità dei contenuti e delle idee, per cui l’Islam si identifica con il terrorismo ed il fondamentalismo. Ferisce la rozzezza dell’eloquio, il ricorso continuo al dileggio o all’insulto nei confronti di chi non la pensa come la signora. I musulmani vengono definiti «quelli-che-bevono-aranciate» (per il rifiuto di bere alcolici), Prodi è «mortadella», D’Alema diventa «baffettino». Distorsione della storia, demonizzazione dell’avversario o presunto tale, adozione di un linguaggio rozzo e banalizzato, pieno di astio e livore: stilemi degni di un Mein Kampf. Anche l’editore (una Rizzoli pomposamente ribattezzata International) ci mette del suo: incredibile il risvolto di copertina, in cui si definisce il libro una «rigorosissima analisi» della situazione europea, condotta «al solito affrontando temi che nessuno osa affrontare ed usando una logica impeccabile», «un inno al raziocinio e alla verità», «indimenticabile il capitolo dove la Fallaci si dichiara ateo-cristiana» (??). Il lettore, secondo il fantasmagorico panegirico, «vi troverà pure una straordinaria maturità di pensiero e pagine di humor irresistibile», «ma soprattutto vi troverà il coraggio e la nobiltà d’animo di cui oggi v’è tanto bisogno». Ogni commento è superfluo. Un autentico libro-spazzatura, a mio avviso, che non aiuta affatto il dialogo tra due culture che hanno sicuramente motivi di dissonanza (come, in alcuni Paesi a maggioranza islamica, il nodo del rapporto tra stato e religione, o quello della condizione femminile) ma che possono fare molto per trovare un’intesa. Libri come questo, più che esaltare la forza della ragione, appaiono propagandare, in un pubblico ingenuo, le ragioni dell’uso della forza (Obelix).
in uscita nel numero 31 di LN-LibriNuovi