La lettura di Real World di Natsuo Kirino è inevitabilmente ansiogena.
Ansiogena perchè si tratta della storia di quattro amiche adolescenti – Toshi, Terauchi, Yuzan e Kirarin – che per un caso si trovano coinvolte nell’omicidio, l’assassino della madre, compiuto da un ragazzo più o meno di pari età, un liceale che una di loro ha definito il «Vermiciattolo».
Il giovane non è malato di mente, non ha compiuto l’omicidio in preda a un raptus, non ha bevuto né è drogato. Semplicemente, oppresso da una madre ossessiva e perfezionista, con ambizioni e ansie di affermazione del figlio non misurati alla volontà e alla capacità del rampollo, si è definitivamente stufato e ha eliminato la madre. Un’ottima e perfetta parabola dell’educazione ultracompetitiva somministrata ai giovani giapponesi… Le ragazze sono affascinate e inorridite dal matricida – anche se questi è in ultima analisi un individuo infantile e irresoluto – e il rapporto con lui finirà col rappresentare una frattura definitiva e irreparabile nella loro vita.
Un altro tassello nella cura maniacale con la quale Kirino decostruisce la logica del Giappone contemporaneo, mostrandone la sostanziale vacuità e la disperazione – tenuta educatamente celata – di adulti spaesati e di giovani costretti a vivere in un mondo freneticamente competitivo. Davvero un ottimo libro, anche se rimane il dubbio di un’eccessiva brevità soprattutto in rapporto ai temi e ai personaggi toccati. O forse, semplicemente, mi è rimasta un po’ di insoddisfazione per non aver approfondito il dramma delle protagoniste – ciascuna delle quali racconta in prima persona i fatti avvenuti. La stessa sensazione di dubbio, detto per inciso, che mi rimane dopo una discussione con mia figlia.
Kirino Natsuo, Real World
Neri Pozza 2009, pp. 281 € 15.50, trad. G. Coci
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