Darwinia di Robert Charles Wilson, editore Fanucci, è un romanzo curioso, che si può definire di SF giusto per l’assenza di altre categorie possibili nel quale inserirlo.
La vicenda: in una serena notte del 1912 l’intera Europa scompare, sostituita da una terra vergine e disabitata, nella quale vivono una fauna e una flora che non hanno nulla in comune con quelle terrestri.
L’evento viene giudicato, negli Stati Uniti, come una prova dell’esistenza e della rabbia di Dio che ha voluto così punire l’empia umanità europea. Inutile dire come una simile interpretazione giovi alle scienze naturali, ancora alle prese con una formidabile resistenza all’affermazione definitiva del darwinismo. Eppure il protagonista, uno scienziato, troverà tracce di una diversa sequenza evolutiva nella fauna di Darwinia (così è stata ribattezzata la Nuova Europa), una sequenza evolutiva che non può che aver avuto luogo su un altro pianeta.
Ricco di temi affrontati con evidente intento polemico – dall’affermazione di un creazionismo scientifico oscurantista e becero a uno sviluppo sensazionale delle dottrine e delle pratiche esoteriche – Darwinia possiede anche tutto il fascino del romanzo di esplorazione e scoperta. Si dimostra più debole solo quando ripropone alcuni dei temi tipici della narrativa di H.P. Lovecraft, con gli inevitabili oscuri semidei che vogliono impadronirsi della Terra, spunto peraltro utilizzato senza troppa convinzione. Efficaci, ma anche qui mal spese, le suggestioni nate dalla scoperta, per alcuni dei protagonisti, delle proprie vite “alternative”, nelle quali erano destinati a cadere nel corso del primo conflitto mondiale.
All’incrocio tra ucronia, steampunk e mito cosmologico, Darwinia è comunque un tentativo generoso e, soprattutto nella prima parte, ricco di suggestioni. Una lettura piacevole e, anche se a tratti farraginosa, decisamente superiore alla media.
Robert Charles Wilson, Darwinia
Fanucci, il Libro d’Oro, 1999. pp 336, € 12,91
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.