Segnalo volentieri la seconda edizione di un romanzo di Naomi Mitchison del 1963, Memorie di un’astronauta donna pubblicato na prima volta da Mondadori nella collana I libri di Urania, con titolo Memorie di una astronauta. con pregevole scheda introduttiva a cura di Nicoletta Vallorani e una seconda volta da Castelvecchi nel 2013 nella traduzione di Luciana Percovich.
La Mitchison, figlia del biologo John Stuart Haldane, scienziato polemico e poco convenzionale, è stata probabilmente uno dei primi autori di sf a porre al centro della propria narrazione il problema della comunicazione e, parallelamente, il tema della maternità e dei rapporti affettivi.
L’Astronauta autrice delle proprie memorie ha a che fare con creature scarsamente comprensibili, profondamente aliene, commette errori, si fa partecipe di colossali equivoci ma spesso riesce a trovare la via per comunicare. In ogni occasione si rammarica della propria solitudine, del prezzo che è costretta a pagare (un prezzo fatto di maternità affrettate, compagni perduti, rapporti umani spezzati) per continuare a fare un lavoro che dà senso alla sua vita.
Leggendola si ha la costante coscienza di un testo stranamente vero, davvero sofferto. Non mi piacciono i paralleli troppo facili tra testo e problemi sociali ma in Memorie di un’astronauta donna c’è tutta la complessità del problema – tipicamente femminile – di tenere insieme la vita affettiva e quella sociale.
Non è un caso che temi come i suoi – comunicazione, differenza – siano stati i preferiti della sf al femminile degli anni ’70. Un autrice come U.K.Le Guin deve evidentemente molto alla Mitchison, al suo raccontare malinconico, a tratti lancinante, al coraggio, di nuovo tipicamente femminile di riprendere ogni giorno il proprio posto, pur col timore di trascurare ciò che (forse) è davvero importante: i figli, i rapporti affettivi.
La Mitchison mostra che negli anni ’60, quando la pressione sociale doveva essere quasi insopportabile, scegliere la via dell’autoaffermazione al di fuori del matrimonio e della vita casalinga non era per nulla facile, ma la sua lettura suggerisce che in fondo non è troppo facile neppure ora, al di là delle infinite banalizzazioni che siamo costretti a leggere ed ascoltare ogni giorno.
Piccola nota a margine per l’edizione precedente a quest’ultima, probabilmente nemmeno più in commercio: ma perché a un libro di questo genere affibbiare una copertina tanto stonata, ovvero con immagine di androide femmina nuda con seno strasiliconato?
Non che non esistano gli appassionati di Sexy Fs, ma visto il tipo di libro sospetto che costoro si riterrebbero quanto meno defraudati una volta completata la lettura, mentre molti altri lettori, poco interessati alla pornografia in salsa spaziale, probabilmente non degneranno di uno sguardo il libro. Si può capire – anche se non giustificare – l’aura sacra fames, ma non coprirsi di ridicolo nel farlo…
Naomi Mitchison, Memorie di un’astronauta donna, Castelvecchi Biblioteca dell’Immaginario, pp. 188, € 17,50, trad. Luciana Percovich
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