Mikael Niemi
Il manifesto dei cosmonisti
Iperborea
€ 14,00
trad. L. Cangemi
Dopo l’incantevole Musica rock da Vittula (più di un milione di copie vendute in Svezia, il maggior successo editoriale degli ultimi cinquant’anni), Mikael Niemi, poeta e scrittore per ragazzi, nel suo secondo romanzo cambia completamente genere dimostrando notevole coraggio e gusto per la sfida, e ci regala un testo di fantascienza decisamente fuori dagli schemi. In effetti definirlo romanzo è sbrigativo perché si tratta piuttosto di una minienciclopedia in cui un navigato cosmonista (o camionista dello spazio) spiega i più svariati aspetti di un mondo futuro in cui non solo lo spazio è percorso in lungo e in largo da avventurieri di tutte le razze, ma le basi stesse delle conoscenze umane – la fisica, l’origine dell’universo, il concetto di dio, i buchi neri e quant’altro vi possa venire in mente – sono state rivoluzionate. Più spesso da casualità che da studi e ricerche, ma comunque il risultato è lo stesso. Ogni capitolo funziona come «voce» a sé stante di questo corso accelerato di aggiornamento galattico a uso e consumo dei novellini, indispensabile perché «nello spazio è facile darsi sui nervi a vicenda» ed è importante sapere che sul pianeta Segalzino il nome Terra fa letteralmente morire dal ridere. Vi troviamo la spiegazione del Ponor, o Point of No Return, e del motivo per cui attrae tanti navigatori spaziali, i prosaici inconvenienti di viaggi che durano decenni, la puzza, la noia, come salvarsi con una birra se ci si ritrova sbalzati nello spazio, come ricavare acqua dal ghiaccio delle comete, che cosa mettere nel tascapane del cosmonauta… O ancora il groviglio, l’internet dell’universo, perché gli scrittori sono scomparsi, i difficili rapporti tra uomini e aneroidi. E i divertimenti: Rutvik il pianeta di tutti i sogni, la Buca della Cotica, il più malfamato e pericoloso bar di tutto il cosmo. Ai nomi di riferimento citati in quarta di copertina, Ray Bradbury, Philp K. Dick e Douglas Adams, io aggiungerei anche il Calvino delle Cosmicomiche e di Ti con zero, perché il tono del cosmonista ricorda molto quello del «vecchio Qfwfq». Neanche l’ombra della goliardia in questo divertentissimo vademecum per lo spazio, solo il gioco dell’intelligenza che esplora i limiti dell’assurdo e della logica, un gusto del paradosso che si esprime in una scrittura agile, veloce e senza compiacimenti. Libro raccomandabilissimo a chi è disposto a uscire dai sentieri battuti. Certo io non sono un’esperta di fantascienza come molti di quelli che scrivono su queste pagine quindi non posso dare giudizi tecnici, ma mi piace il coraggio dell’immaginazione, la capacità di lanciare sguardi al di là dell’esperienza quotidiana, la mancanza di limiti e «ragionevolezza», e qui ho trovato tutto, in abbondanza.