di Massimo Citi
Il tema dell’ideologia, di come essa attraversi e condizioni vite, storie e pensieri domina il libro di Azar Nafisi, docente universitaria di letteratura inglese presso l’università di Teheran. Alle semplificazioni brutali, ai sistemi di riferimento rigidi e chiusi del nuovo islamismo – un pensiero che deve alla dottrina leninista molto di più di quanto si potrebbe pensare – l’autrice può rispondere unicamente con la complessità dell’universo narrativo, con la variabilità di condotte e scelte di personaggi nei quali il lettore possa identificarsi. Con la geografia di un universo «virtuale», ricco di svolte e di articolazioni, un universo a molte dimensioni contrapposto alla piattezza ipocrita e brutale di un codice di comportamento univoco.
In Occidente è facile sentire parlare e leggere, a proposito del risorgente integralismo islamico, di «nuovo medioevo», secondo una banale semplificazione e un parallelo improprio con la nostra storia. Il nostro cosiddetto «buio medioevo» è stato in realtà decisamente meno intollerante degli inizi dell’età moderna, del periodo dell’Inquisizione e della Controriforma. Negli anni delle crociate, inoltre, la civiltà araba era rimasta l’unica custode dell’eredità del mondo classico e in quanto a tolleranza e apertura era di qualche secolo avanti al nostro feudalesimo. In realtà, come giustamente afferma Tahar Ben Jelloun e, con lui, numerosi intellettuali arabi e nordafricani, l’integralismo islamico è una nuova maschera del moderno fascismo, dove il ricorso alla dottrina religiosa è parte di un più generale richiamo populista al mondo della campagna, alla categoria della «gente semplice» e dei «valori di sempre». Qualcosa di non così lontano dal fervore padano e dall’intolleranza isterica di soggetti come l’onorevole Borghezio.
Tahar Ben Jelloun |
Lo scontro tra città e campagna, tra i ceti moderni e istruiti della capitale e i giovani provenienti dalla provincia, facili prede di un’ideologia che pone l’intolleranza per l’intellettuale (traditore e servo degli americani) e il falso riscatto «dei semplici» al centro della propria propaganda, è il vero centro di gravità del libro di Nafisi.
Una bambina […], che se fosse vissuta nella nostra Repubblica islamica sarebbe stata già da tempo matura per sposare uomini anche più vecchi di Humbert.
Tra le componenti primarie del neofascismo islamico vi è un puritanesimo ipocrita. Quello che spinge a sanzionare libri «immorali» come Lolita di Nabokov (ma anche Scott Fitzgerald, Henry James o Jane Austen) dimenticando che è stata proprio la Repubblica islamica ad aver (re)introdotto la possibilità di sposarsi, per le bambine, già dall’età di nove anni e il matrimonio temporaneo, ovvero una forma mascherata di prostituzione:
È tipico di tutti i regimi totalitari difendere la pubblica morale nascondendo il peccato, cercando di imporre una falsa immagine della donna, lontanissima – ed è particolarmente il caso delle donne di Teheran: studentesse, intellettuali, professioniste – dalla percezione che queste hanno di loro stesse.
La sorte delle donne nei regimi integralisti è soltanto uno degli aspetti, anche se sicuramente uno dei più evidenti e intollerabili, di una rabbiosa reazione al dominio economico occidentale, della ripresa di un acceso nazionalismo che, dopo il fallimento del comunismo e con esso delle possibili letture «progressiste» del Corano, ha cercato le ragioni di un’indipendenza politica e intellettuale rivolgendosi alla tradizione islamica.
E a dare un contributo essenziale alla sopravvivenza e alla fortuna della Repubblica islamica fu la guerra scatenata contro l’Iran da Saddam Hussein, una guerra sostenuta in primo luogo dagli Stati Uniti, ma anche da tutti gli altri paesi occidentali.
questa guerra è una benedizione divina! Per quelli come lui doveva esserlo stata davvero. Gli aveva dato un senso di appartenenza, uno scopo, persino un po’ di potere.
La sorte di chi immaginava una vera democrazia per l’Iran, un paese libero dall’influenza americana e, nel contempo, libero dall’intolleranza e dal fanatismo si riduce a poche opzioni. L’esilio, il suicidio o la lotta intellettuale, quotidiana e pericolosa, contro la Repubblica Islamica.
Azar Nafisi persegue a lungo la seconda opzione, organizzando a casa sua un seminario di lettura e discussione di autori inglesi e nordamericani, riservato alle studentesse. Un seminario senza riconoscimenti accademici per chi lo frequenta e pericoloso per chi lo anima, che diventa presto uno spazio liberato, di confronto intellettuale ma anche di confidenza e di mutuo sostegno in un mondo che ogni giorno rinchiude le donne in uno spazio sempre più angusto, obbligandole a sognare di scomparire, di divenire corpi disincarnati.
Cosa fa chi si scopre inesistente? A volte scappa, voglio dire fisicamente, e se ciò non è possibile cerca di reagire, accetta le regole del gioco, cerca di mimetizzarsi con i carcerieri. Oppure si rifugia nel proprio mondo interiore e […] trasforma quell’angolino in un santuario: in sostanza entra in clandestinità.
Azar Nafisi |
La lettura e il confronto sui testi di Nabokov, Scott Fitzgerald, James e Austen diventa così un’occasione per discutere liberamente del proprio destino, sentirsi intellettualmente vive e partecipi di un mondo che si allarga ben oltre l’orizzonte delle piccole vessazioni quotidiane e delle scelte sottratte:
Ricordo di aver letto alle ragazze l’affermazione di Nabokov secondo cui: «I lettori nascono liberi e liberi devono rimanere».
[…]Un grande romanzo acuisce le vostre percezioni, vi fa sentire la complessità della vita e degli individui, e vi difende dall’ipocrita certezza nella validità delle vostre opinioni, nella morale a compartimenti stagni…
Ma anche Azar Nafisi si vedrà nonostante tutto costretta ad abbandonare l’Iran. Esaurita l’esperienza del seminario, venute meno le ragioni che ancora la trattenevano a Teheran, abbandona il suo paese come migliaia e migliaia di altri iraniani.
Il suo libro, oltre a essere la testimonianza dell’oppressione politica intellettuale che domina l’Iran, è anche un’appassionata difesa dei diritti e del valore del romanzo e della letteratura, diritti e valori dei quali in Occidente tendiamo troppo facilmente a dimenticarci.
Azar Nafisi
Leggere Lolita a Teheran
Adelphi
€ 10,00
trad. R. Serrai
da LN-LibriNuovi on line, www.librinuovi.info