Una recensione per un libro scritto da un pittore, Alfred Kubin (1908-1952), L’altra parte, un romanzo fantastico, Adelphi, 1965, 2001.
Il fatto che l’autore sia stato pittore e noto illustratore è rilevante per due motivi. Il primo banale: il testo contiene 52 (ottimi) disegni originali di Kubin che accompagnano e illustrano il testo. Il secondo è lo stupefacente talento dell’autore nel rendere visivamente luoghi e personaggi, talento che viene spontaneo attribuire al suo duplice approccio, da disegnatore e da narratore.
L’altra parte del titolo è il Regno del Sogno, edificato in un angolo d’Asia da Patera, ex compagno di classe del protagonista divenuto immensamente ricco. Dentro alte e possenti mura il Regno del Sogno costituisce un frammento di Germania guglielmina confinato in un angolo perduto di mondo. Patera ha costruito Perla, la capitale del suo piccolo regno, facendo arrivare le case smontate dall’Europa, ha cooptato gli abitanti uno per uno offrendo loro grosse somme di denaro. Il Regno del Sogno vive in una luce crepuscolare, il sole non riesce mai a oltrepassare il soffitto di nubi che lo ricopre. Perché Patera sta tentando di costruire la propria personale utopia? Il protagonista se lo chiede più volte e tenta inutilmente di incontrarlo. La tenace e insuperabile resistenza della burocrazia del luogo glielo impedirà. Il Regno del Sogno non sembra avere in realtà nessuna delle caratteristiche che si ritengono proprie di un’utopia. Funziona all’incirca come un qualsiasi quartiere di Berlino o di Amburgo, con i medesimi mestieri e le stesse differenze di ceto e di classe. Principale e quasi unica differenza lo stato di trasognata distrazione che pare accompagnare la vita quotidiana degli abitanti, come se ognuno di loro fosse continuamente impegnato ad ascoltare una voce interiore.
Alfred Kubin – lo stagno |
A Perla le forme del vivere borghese del primo decennio del secolo sono accuratamente rispettate, le smanie per l’esotico (tipicamente tedesche) contemperate dal decoro, le divisioni sociali rigidamente osservate. A interrompere il quieto procedere ciclico degli eventi il Cataclisma, un momento di rottura, di assenza coincidente con la sofferenza del demiurgo che regge il Regno, Patera.
Col procedere della vicenda protagonista e lettore assistono alla lenta agonia del Regno del Sogno, afferrano finalmente il senso della sua esistenza e inorridiscono.
Più che un romanzo L’altra parte dovrebbe essere considerato un’ininterrotta, allucinata visione, che febbrilmente riesce a cogliere e descrivere l’instabilità profonda del mondo che precede la prima guerra mondiale. Il crollo del sistema sociale, che procede di pari passo con il progredire della malattia mentale di Patera, è una metafora allarmante del führerprinzip che da lì a una manciata di anni apparirà viceversa come l’unico antidoto al disordine e alla follia sociale.
Un romanzo gotico nel senso più vero di rovesciamento onirico del reale, un viaggio nell’assurdo possibile, anzi certo. Da non perdere nonostante le incoerenze, qualche prolissità e alcuni troppo repentini cambi di registro dall’ossessivo, al sardonico, al grand-guignol.
Alfred Kubin, L’altra parte. Un romanzo fantastico, Adelphi, Biblioteca Adelphi, 1965, pp. 295, € 20,00
Trad. Lia Secci
Adelphi, gli Adelphi, 2001, pp. 293, € 12,00
Alfred Kubin – Hippo |