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    Aria

    Autobiografia giovanile di un nazionalbolscevico

    • di Massimo Citi
    • Febbraio 11, 2013 a 4:37 pm

    La percezione della Russia attuale in Occidente è formata per metà da pie illusioni e per metà dall’assemblaggio di luoghi comuni stagionati, se non decisamente scaduti. La Russia del terzo millennio è una realtà politica le cui radici affondano profondamente nei settant’anni di regime comunista sovietico e nella quale gli stili di vita legati al passato, appena sotto lo strato superficiale del nuovo edonismo delle grandi aree metropolitane, sono tuttora i più diffusi.

    Eduard Limonov/Savenko

    Eddy-baby ti amo di Eduard Limonov (pseudonimo di Eduard Savenko), pubblicato nel 1983 e tradotto in Italia da Salani soltanto quest’anno, anche in seguito al successo de Il libro dell’acqua, edito nel 2004 da Alet racconta la vita di un adolescente, Eddy-baby, un teppista-poeta quindicenne esiliato nella periferia di Char’kov, anonima città operaia dell’URSS degli anni Sessanta.
    Per i giovani di Char’kov la mitica classe operaia sovietica è formata per la maggior parte da falliti destinati a una vita oscura in spazi angusti, dei vinti la cui sorte inevitabile è marcire in provincia. Nessuno di loro si sognerebbe mai di «andare a fare l’operaio». Non migliore è il loro giudizio dei contadini appena inurbati, sugli armeni, i georgiani e gli asiatici in generale (i «culi neri»), spregevoli e astuti, sugli sbirri corrotti, i funzionari rapaci e gli insegnanti incapaci. Eddy-baby e i suoi amici non vogliono fare la fine degli adulti, vogliono che la loro vita sia, se non migliore, almeno diversa. Sono organizzati in bande criminali regolate da codici basati sulla lealtà reciproca e vivono in un sottomondo fatto di piccole rapine, di «bravate» spettacolari, di risse, fughe e regolamenti di conti. Ma Eddy-baby, il più piccolo della sua banda, ha qualcosa di particolare: scrive poesie. Poesie che piacciono, che emozionano. Eddy-baby non è migliore di loro ma possiede il dono della poesia e i suoi compagni – rapinatori in erba, spacciatori, ladri abituali – sono i suoi maggiori estimatori.

    Eddy-baby sa trovare le parole per dire la vita, una capacità che anche i criminali adulti che incontrerà sulla sua strada sapranno apprezzare.
    La luce della poesia che redime una vita brutale? Il fiore nel fango? Il sublime sorto dall’infamia? Limonov non lo dice né lo lascia trasparire. Non si consola e non vuole consolare il lettore. Si limita a scaraventarlo in compagnia dei pensieri di un adolescente – che condivide con lui il nome, la storia e l’origine – che «deve recuperare 300 rubli entro due giorni», che è capace di vincere gare di resistenza trangugiando vodka senza crollare sotto il tavolo e che disprezza il padre, un ufficiale del Servizio Segreto militare, incapace di fare carriera perché non si lascia corrompere.
    Le radici della Russia post-sovietica sono anche qui, in una provincia russa inattesa per il lettore occidentale, in un libro che la censura comunista vietò per non diffondere un’immagine degradata della gioventù e che l’editoria italiana (a differenza di quella di una ventina di altri paesi del mondo) censurò a sua volta.
    In quanto a Eduard Limonov-Savenko si tratta di un personaggio perlomeno poco comune. Esule e dissidente, rientrò in Russia dopo il 1989 e fondò il partito Nazional-bolscevico, movimento radicale panslavo a metà tra il comunismo anarchico e il nichilismo superomista. Passò due anni in galera per traffico d’armi ed è tuttora un personaggio molto discusso del quale, tra l’altro, si prende apertamente gioco Wladimir Kaminer nel suo Berliner Express.
    Indipendentemente da ogni giudizio sull’autore Eddy-baby ti amo resta un libro ricco e appassionato, un curioso esempio di «romanzo di formazione» crudelmente rovesciato, ambientato in una URSS che non avremmo ritenuta possibile. Da non perdere.

    Eduard Limonov
    Eddy-baby ti amo
    Salani, 2005
    pp. 314, € 14,00
    trad. M. Falcucci

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