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    Magazzino

    Ragazze di campagna di Edna O’Brien

    • di Consolata Lanza
    • Giugno 2, 2015 a 5:50 pm

    ragazze di campagna

    Uno dei motivi per cui leggo molto più in digitale che in cartaceo (e più volentieri) è che tra gli e-book si trovano molti testi che non è facilissimo trovare in libreria. Questo non è il caso di Ragazze di campagna di Edna O’Brien uscito nel 1960, che è stato ripubblicato da Elliot nel 2013 e quindi è ampiamente in catalogo, ma oggi mi andava di cominciare con una stupidaggine. Così come si pare un po’ una stupidaggine accostare questo bel romanzo al femminismo, che secondo me non c’entra neanche un po’.
    Siamo negli anni Cinquanta del Novecento, nell’ambito di un romanzo di formazione in cui l’io narrante è Caithleen, ragazza irlandese nata e vissuta in un villaggio di campagna tra una madre amata e amorosa e Hickey, servitore tuttofare affettuoso e ciccione, mentre la sporadica e temutissima comparsa del padre violento, ubriacone e scialacquatore incombe come una minaccia sulla sua vita sostanzialmente serena. Va a scuola, ha un’amica, Baba, di famiglia più benestante della sua (è figlia del veterinario del paese) che la tratta malissimo, non perde occasione per mortificarla e farle scherzi crudeli, ma ciononostante stanno sempre insieme. Poi una tragedia sconvolge il suo mondo: la madre muore, tutto cambia, lei e Baba vanno a scuola in un convento, Caithleen con una borsa di studio e Baba come studente pagante: continuano le angherie di Baba, ma peggio di tutto sono le tremendissime monache, insegnanti e sorveglianti, anche se in filigrana si intravede il loro essere vittime di un cattolicesimo feroce quanto ottuso, e una sfumatura di pietà (Baba disse:”Le suore fanno la fame”. Credo che avesse ragione.). Delle monache irlandesi ormai, tra film e romanzi, sappiamo anche troppo, ma mi stupisco sempre come il cattolicesimo irlandese sia diverso da quello nostrano: io non sono mai stata a scuola dalle suore se non all’asilo (se sono così serenamente atea non è perché ho subito angherie, ma per mia esclusiva scelta) però non ho mai sentito storie di questo tipo. E in ogni caso questo in parte spiega lo strano modo in cui gli americani protestanti vedono i cattolici.

    Edna-OBrien-in-1972-005

    Edna O’Brien

    A consolare Caithleen è, oltre ai successi scolastici, l’amore per il signor Gentleman, sfuggente e enigmatico personaggio che onestamente non ho ben capito. Sposato, di età indefinita ma avanzata, è ricco e gentile, la porta a cena fuori, le fa regali, dichiara di amarla senza mai spingersi troppo in là, e quando le due ragazze abbandonano il convento per andare a Dublino, fa ancora qualche comparsa ambigua. Questa dell’ambiguità è una caratteristica di molti personaggi, come Jack il negoziante libidinoso o Martha la bella madre di Baba. A Dublino le ragazze finiscono nella pensione di Joanna, rifugiata austriaca, e Caithleen lavora nel negozio dei Burns come commessa. Intorno a loro molti personaggi ben delineati con pochi tratti rendono vivace la scena e disegnano una città stranamente benevola e accogliente con le due ragazze di campagna. Poi tutto precipita lasciando sufficiente suspence perché venga voglia di continuare con gli altri due romanzi della trilogia di cui Ragazze di campagna è l’inizio, La ragazza dagli occhi verdi e Ragazze nella felicità coniugale, anche se la lettura è soddisfacente in sé.
    Un romanzo affettuoso, di ambiente e personaggi più che di intreccio, che regge benissimo gli anni. Come dicevo prima, non ci ho trovato niente di femminista se non la rappresentazione di un mondo in cui i ruoli sono ben distinti e caratterizzati, ma l’oppressione è uguale per maschi e femmine. Alla sua uscita pare che abbia suscitato grande scandalo, immagino per quel po’ di sesso di cui si parla con semplicità, senza tormenti né sensi di colpa. Ma visto con gli occhi di oggi, non è questo il punto. Caithleen e Baba, nelle loro differenze caratteriali e sociali, non rivendicano niente, men che meno la loro libertà sessuale: sono accomunate da una grande capacità di cavarsela e scovare occasioni di divertimento e sperimentare anche dove sembrerebbe impossibile. Non si può non identificarsi in loro in qualche modo perché tutti, maschi e femmine, siamo stati adolescenti e giovani alla ricerca feroce di tutto quello che era ancora fuori della nostra portata e ci sembrava desiderabile, indispensabile, conquistabile e definitivo. Ragazze di campagna rappresenta magistralmente quest’ansia di vita e felicità da parte di chi ha conosciuto già il dolore ma non è stato ancora toccato dal disincanto. Traduzione di Cosetta Cavallante.

    Edna O’Brien, Ragazze di campagna
    Elliot scatti 2013, pp. 256, € 17,50, trad. Cosetta Cavallante

    Idem in e-book, € 8,99

    Recensione apparsa su Anaconda Anoressica, blog di Consolata Lanza.
    Con i nostri migliori ringraziamenti.

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