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    Aria

    Il vecchio e il nuovo

    • di Massimo Citi
    • Gennaio 22, 2015 a 9:43 am

    shen congwen

    Il vecchio e il nuovo, di Shen Congwen è una raccolta di racconti scritti e ambientati negli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Alcuni costruiti sul modello di Anton Cechov, di cui Congwen fu un appassionato estimatore, altri di concezione originale e «moderna», molto lontani dalla tradizione delle «cronache» orali cinesi.
    Undici brevi storie per la maggior parte di ambientazione rurale, scritte con una curiosa arguzia partecipe e un senso di pietas doloroso che non diventa mai dramma né scivola nell’oleografia o nella retorica dell’innocenza e serenità perdute. Vi compaiono personaggi maschili e femminili ritratti in un momento della loro esistenza, di fronte a una scelta, un’occasione, un dilemma. La loro storia, il loro temperamento, i ricordi e i desideri determinano la loro risposta, non necessariamente sbagliata ma spesso inadeguata, insufficiente o parziale. In qualche caso l’errore sarà tanto grave e doloroso da avere un esito tragico (Guisheng, Grande Ruan e Piccolo Ruan), o comunque amaro (Sansan, Vita); in altri casi (Il marito, Xiaoxiao, Suicidio) Congwen costruisce pazientemente una vicenda complessa lasciandola in fragile e instabile equilibrio. Altri racconti, infine, (Notte nera, il bellissimo Il vecchio e il nuovo, che non a caso dà il titolo all’intera raccolta) sono di tema più nettamente politico, ma colorati dell’instacabile attenzione che Congwen dedica alle vite comuni, alle emozioni e ai ricordi. È forse questo a renderli intensi e penetranti, capaci di restituire rinnovato l’orrore della guerra e dello scontro politico che diviene terrore e violenza. Ne Il vecchio e il nuovo, in particolare, Congwen sceglie un punto di vista curioso e defilato – quello di un boia ormai anziano – per mettere in rilievo il valore profondo della rivoluzione e presentare in poche pagine il passaggio dalla legalità confuciana – formalista e ipocrita – all’arbitrio criminale del regime di Chiang Kai-shek.

     

    cina anni 30
    Eppure, nonostante la sua opposizione al governo del Guomindang – molti dei suoi articoli apparsi negli anni Trenta e Quaranta furono censurati dal governo – Congwen ebbe vita tutt’altro che facile con il nuovo governo comunista. Autore non schierato, incapace di adeguarsi alle regole della retorica rivoluzionaria, visse la curiosa situazione di veder vietate le proprie opere sia nella neonata Cina Popolare sia a Taiwan. Divenuto bersaglio della Rivoluzione Culturale fu costretto per un anno a lavare latrine e poi inviato a «riformarsi» in campagna, presso una scuola di partito. Con l’avvento di Deng Xiaoping Shen Congwen venne infine riabilitato e le sue opere ristampate.

    in seguito alla riscoperta di Shen Congwen, è fiorita in Cina la corrente della «terra nativa» di cui fanno parte alcuni degli scrittori più dotati della nuova generazione: Liu Shaotang, Gu Hua, Mo Yan (dalla Prefazione di Lucia Regola).

    Ma, al di là del valore documentario e della curiosità, per quale motivo un lettore occidentale del terzo millennio dovrebbe accostarsi a un autore in apparenza tanto lontano dalla propria tradizione letteraria? Perché merita leggere Shen Gongwen? È una domanda che anch’io mi sono posto prima di iniziare la lettura. La risposta è venuta leggendo. Non soltanto per il suo evidente influsso sugli autori cinesi successivi ma anche – e soprattutto – per la sua capacità di narrare con uno stile piano e minimale la prima metà del Novecento cinese, racccontare attraverso i suoi personaggi, umili e spesso giovanissimi, il conflitto tra la società urbana e il mondo contadino all’interno della più vasta prova personale di crescere e comprendere il mondo. Temi che non sono evidentemente parte esclusiva della storia cinese ma che attraversano la realtà contemporanea. È probabilmente questo a dare un valore universale a vicende come quella, minima ma struggente, raccontata in Quiete, probabilmente la più intima e delicata delle storie presentate in questa antologia. L’immagine della ragazzina che cerca di recuperare un aquilone perduto mentre in una stanza, nella semioscurità, si consuma il destino di sua madre, è destinata a rimanere a lungo nella mente del lettore

    .
    Shen Congwen, Il vecchio e il nuovo
    Nutrimenti 2004, pp. 255, € 15,00, Trad. di Lucia Regola

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