I ragazzi di Barrow, titolo originale Barrow’s Boys, A Stirring Story of Daring, Fortitude and Outright Lunacy (1999), è stato scritto da Fergus Fleming e tradotto in italiano da Matteo Codignola.
Un libro magistrale, una cronaca puntuale, grandiosa, a tratti eroica e in altri sordida e meschina, spassosa e folle dei numerosi tentativi compiuti dai sudditi di sua maestà la Regina Vittoria per riuscire a tracciare la rotta a Nord-Ovest e per scoprire le il corso del Niger.
Nel 1804, quando John Barrow ascende al soglio di secondo segretario dell’Ammiragliato britannico, sulle carte […] spicca ancora un numero allarmante di zone bianche […] [tra queste] il vero corso del Niger e l’esistenza o meno di un Passaggio a nordovest. Su entrambi Barrow aveva idee spesso sbagliate , ma comunque chiare, e soprattutto la possibilità di realizzarle. […] Trascorse i quarant’anni del suo regno a montare un impressionante numero di spedizioni verso il Polo o l’Equatore. Difficilmente quelle avventure scampavano al disastro, al grottesco, o a una miscela variabile di entrambi.
Ciò che ha di impagabile questo libro – che raccomando praticamente a chiunque mi capita di incontrare – sono i modi acutamente ironici utilizzati dall’autore, un amante dei viaggi e dell’avventura, nel narrare una serie di avventure mal congegnate e peggio condotte, che generalmente terminano in maniera drammatica. Ma il tono sardonico ostentato da Fleming – che episodicamente dà la sensazione di assumere toni fin troppo caricati – non nasconde comunque la reale tragedia dell’essersi perduti nel deserto o restare a bordo di una nave stritolata dai ghiacci. Si potrebbe affermare senza timore di essere smentiti che si tratta di un libro concepito da Emilio Salgàri ma scritto da Alan Bennett, che pur nell’infuriare della tempesta o tra i titanici iceberg del Polo Nord non dimentica gli errori marchiani o le testarde convinzioni di Barrow, secondo segretario dell’Ammiragliato britannico, e quelle dei comandanti.
A completare e arricchire il testo una trentina di pagine in calce che narrano le vicende dei protagonisti dopo le imprese – o i fiaschi – raccontati nel libro e il loro essere divenuti, nella maggior parte dei casi, elementi di spicco della marineria inglese. Se le vicende di John Ross, John Richardson, Hugh Chapperton, Dixon Denham, George Lyon, James Clark Ross, Richard Collinson, Robert McClure, di Sir John Franklin e di sua moglie Lady Jane Franklin e degli altri presentati nel testo assumono a tratti i modi di una vicenda «troppo tragica per essere seria», Ferguson trova anche le parole per presentare il coraggio – o talvolta l’assoluta incoscienza e temerarietà – di molti di loro, che affrontarono gli inverni polari in tempi nei quali la tecnologia era soltanto una promessa e non una realtà, tenendo conto che, in ogni caso, chi è venuto dopo di loro e anche i nostri contemporanei non sottovalutarono e non sottovalutano gli effetti del clima polare.
In chi legge rimane la sensazione, probabilmente cercata dall’autore, di aver letto le storie di un pugno di pazzi – la «completa follia» del titolo dell’edizione originale – ma in qualche modo animati da un sogno violento e irrazionale, una fame di conoscenza che andava molto oltre quanto previsto dall’Ammiragliato e da Barrow. Si può ridere, con questo libro, ma rimane una sensazione di ammirazione che non è facile cancellare.
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Fergus Fleming, I ragazzi di Barrow, Adelphi L’Oceano delle Storie 21, 2016 (ed. or. 1999) pp. 476 + 66, ill., € 35,00, trad. Matteo Codignola
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