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    L’umore, l’onore, l’orrore. Saggi sulla Cina di Simon Leys

    • di Elena Ayroldi
    • Dicembre 17, 2017 a 8:31 pm

    Celebre miscellanea di riflessioni, elzeviri, interventi sinologici anche lato sensu dell’indimenticato mandarin ès lettres belga tradotta da Valentina Palombi per il benemerito editore italiano de La morte di Napoleone (Roma 2002), il cui catalogo si arricchirà fra breve, a quanto annunciato, di due nuovi titoli leysiani almeno altrettanto stimolanti: Immagini infrante e L’angelo e il capodoglio.

    Più che utile, pur nella sua pretesa “inutilità” (la virtù taoistica squisitamente evocata dalla riproduzione in copertina del sigillo personale dell’autore), tanto al savant quanto al semplice curioso, il waste book – ché qualcosa del brogliaccio lichtenberghiano permane in quella certa vaghezza manifestata dal proteiforme Pierre Ryckmans (o dal suo eteronimo Simon Leys) per le accensioni subitanee dell’aforisma, per l’accostamento inconsueto e rivelatore

    tra Mao e Marx vi è un rapporto analogo a quello esistente tra il vudù e il cristianesimo» [p. 102])

    sino a sfiorare talvolta la sintetica concisione del koan – offerto ora in Italia anche al pubblico dei lettori non specialisti raccoglie, come legittimamente afferma Carlo Laurenti nella lucida postfazione al volume, alcune tra le cose migliori che il nostro abbia scritto intorno al Paese di Mezzo, gravitando discretamente nella sua orbita pur continuando a risiedere lontano da esso (in Australia, a Canberra), accontentandosi di contemplare in prospettiva – la prospettiva impietosa eppure drammaticamente sofferta che può essere concessa solo a un esule volontario – il centro ineludibile della propria esperienza, della propria conoscenza.

    Una conoscenza e un’esperienza significative anch’esse di «un’eccezionale combinazione di intelligenza e di sensibilità» in chi ha vissuto, come il Victor Segalen amorevolmente accostato in uno degli splendidi saggi che compongono la collettanea (L’esotismo di Segalen), «la classica attrazione che la Cina esercita su tutti coloro che le si avvicinano» (p. 51). Ma non solo la letteratura è oggetto delle delibazioni di Leys, bensì pure l’arte, la vita, la storia, la politica: ce n’è effettivamente per tutti i gusti, da L’atteggiamento dei cinesi nei confronti del passato, vera iniziazione al Mistero Cinese per ogni neofita, all’esemplare versione (metafrasi ed ermeneutica ad un tempo) operata su di una scelta dei Discorsi sulla pittura di Huang Binhong; dalle stroncature “corsare” (spassosa davvero quella dedicata alle inconsistenti Impressions d’Asie di Bernard-Henry Lévy in Escursioni in alta piattezza) ai ben documentati e penetranti ritratti (Zhou En-lai, o la scia di una barca vuota), alle lezioni di stile spirituale (Bell’autunno a Pechino), alle non meno memorabili denunce di nefandezze dinanzi alle quali – e perlomeno fino alla svolta determinata dai fatti registrati in Dopo il massacro di Tienanmen – uomini di stato e intellettuali hanno chiuso colpevolmente gli occhi per decenni in nome di una Realpolitik infingarda quanto miope o a causa di perduranti, stolide infatuazioni.

    Simon Leys

    Un libro certamente consigliabile, anche se – vien fatto di notarlo per dovere d’ufficio, ma sia letto in spirito di collaborazione – occorra di compitare, oltre all’umore, all’onore e all’orrore sgranati nel titolo del volume, che in sé mirabilmente assume anche funzione di citazione in esergo (dal principe Charles-Joseph de Ligne), anche l’errore: certo non incarnato in arcidiavoli di sorta, ma sì nel dispettoso folletto della distrazione, proditoriamente infiltratosi in qualche nota in calce alla Postfazione (segnalata peraltro nell’indice come Prefazione [sic, p. 7]) : menzioneremo, per l’occasione, a p. 134 le nn. 4 (I giardini, non Il giardino di Belœil) e 5 (la traduttrice einaudiana di Musil è ‘Anita Rho’, non ‘Anitha Rho’), a p. 135 la n. 6 (ovviamente ‘Scheiwiller’, non ‘Schweiller’) e, a p. 137, l’inversione delle nn. 13 e 14 (i riferimenti bibliografici contenuti nella prima concernono in realtà la seconda, e viceversa).

    Simon Leys (Pierre Ryckmans), L’umore, l’onore, l’orrore. Saggi sulla Cina, Roma, Editrice Irradiazioni, 2004, pp. 139, € 12,00.

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