Nancy Kress
Mai più umani
Mondadori Urania
€ 3,60
La patetica lo rifà.
Recensisce pseudolibri che scadono come lo yoghurt e che se per caso qualcuno prova a cercarli non li trova.
Più o meno come uno che recensisca una nuvola.
Ne sono ben conscia. Ma persisto e insisto. La fantascienza non gode di buona salute in Italia in questo momento e se dovessi recensire lo striminzito rivolo di minestre riscaldate che passa nelle librerie (Frederick Pohl e Robert Heinlein le più recenti «promesse») dove la fantascienza è ormai coniugata al futuro anteriore, sarei costretta al silenzio o a leggere, come qualcuno mi ha suggerito, i blog-book, ovvero libri pensati per un pubblico adolescente o post-adolescente, scanditi in forma di diario, confessione (possibilmente pruriginosa e smutandata) e sfogo. Pulsatilla, per capirci.
«In fondo si tratta di un tipo di comunicazione che qualche anno fa ci sarebbe parsa fantascientifica».
…
Pateticamente, dunque, consiglio la lettura, per chi riuscisse ancora a trovarlo in edicola o magari al supermercato, Mai più umani di Nancy Kress, un’ottima autrice che ho recensito più volte per LN ma i cui romanzi stentano a trovare la strada dell’edizione per le librerie.
Mai più umani racconta una storia non nuova per la SF – di davvero «nuovo» in campo narrativo non c’è più nulla da qualche millennio – ma lo fa con un approccio originale che solleva diversi inquietanti interrogativi.
La Terra sta maluccio, questo lo sappiamo tutti. Sta andando incontro a profonde modificazioni del clima. Non solo, gli arsenali di mezzo mondo ospitano accanto alle care vecchie bombe H un bel po’ di armi batteriologiche il cui impatto non solo sulla popolazione umana ma anche su fauna e flora non sono noti.
Insomma, il mondo non solo sta male ma può anche stare peggio.
I consueti alieni benefici se ne accorgono e vengono al nostro soccorso.
Solo che il loro soccorso si rivela da un lato modellato sulle loro]/i] esigenze, dall’altro basato su modificazioni imponenti del fenotipo umano.
In più i nostri benefici alieni hanno un concetto del tutto personale della collaborazione e della sperimentazione in corpore vili.
Ma non aspettatevi gentili mostri dagli occhi d’insetto, Alien benintenzionati o omini verdi di buona volontà. Gli alieni di Kress sono, da ogni punto di vista, fin troppo umani e i loro metodi non troppo diversi da quelli probabilmente sperimentati in qualche felice comunità new age o negli uffici ricerca di una holding innovativa.
Ciò che le protagoniste di Mai più umani faticano a tollerare – per rendendosi perfettamente conto che a essere in palio è la sopravvivenza della specie – è l’uso strumentale della sessualità femminile, il ritorno della donna al ruolo preponderante di fattrice.
In questo romanzo, in sostanza, al centro della vicenda ci sono i temi della fecondazione artificiale, dell’aborto, della maternità desiderata e indesiderata, del rapporto con la prole – un rapporto che non ha nulla di «naturale» ma è interamente basato sulla volontà, la fatica, la pazienza e l’intelligenza. Al centro del romanzo l’umanissima (e grandiosa) figura di Lillie, orfana e poi madre contro la sua volontà, vittima ma anche complice recalcitrante di un tentativo di ricostruire su nuove basi biologiche il possibile futuro della nuova specie.
È bene infine chiarire che il romanzo di Kress, ricco di tensione e ottimamente scandito, non è una lettura «femminile» o «femminista» e può risultare una lettura piacevole e intelligente anche per un pubblico maschile.
Ne ho le prove.
Ma non siamo in tribunale e non mi sento tenuta ad esibirle.
Buona lettura a tutti!