Della morte scelta da Mishima credo siano tutti sufficientemente informati. É meno noto il fatto che Mishima è stato uno degli autori giapponesi più interessati e appassionati della letteratura occidentale e uno degli osservatori più acuti e anticonformisti della realtà giapponese. Non pochi l’hanno, con qualche ragione, accostato a Pier Paolo Pasolini, e certamente lo scrupolo artistico ossessivo, la fissazione per l’innocenza perduta, oltre che la polarità sessuale comune, hanno reso questi due autori fenomeni unici nelle due culture.
Questa raccolta di racconti, La dimora delle bambole, può rappresentare un’efficace introduzione alla sua opera, sia al Mishima “occidentale” che a quello che più si rifà alla tradizione. Storia di un promontorio, ovvero il racconto della perdita dell’innocenza, è di un bellezza dolorosa, un testo scritto con una concentrazione quasi magica, che è anche un efficace esempio della cura maniacale con la quale Mishima costruisce il lessico della narrazione. Il principe Karu e la principessa Sotori è la rielaborazione di una leggenda tradizionale, ma la sua cupa malinconia, la sua febbrile visione della passione come preannuncio della morte sono elementi di sensibilità moderna.
La dimora delle bambole ha il bizzarro sapore di una favola nera, nuovamente incentrata sul tema dell’amore come rovescio della morte, tema che ritorna anche in Biglietti, che condivide con il precedente un sorprendente gusto per lo humour nero. Il mare e il tramonto, infine, è la storia di un sogno infantile tradito, raccontato con la cadenza della fiaba. É un autore esigente, Mishima, che richiede non poco al lettore ma ha anche molto da offrire.

Yukio MIshima
Yukio Mishima, La dimora delle bambole, Einaudi Et Scrittori 2008, pp. 146, € 9,00, a cura di Lydia Origlia
Yukio Mishima, La dimora delle bambole, SE 2010, pp. 144, € 18,00, a cura di Lydia Origlia
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