Ferruccio Pinotti
Opus dei segreta
Rizzoli
€ 11,50
Quando ho letto, facendomi tentare dall’edizione super-economica, quel romanzetto da quattro soldi che è Il codice Da Vinci di Dan Brown, una delle cose che mi erano sembrate più inverosimili era il cilicio alla coscia portato dal sicario membro dell’Opus Dei. Beh, almeno su questo mi sono dovuto ricredere, perché è vero, ogni numerario dell’Opus Dei deve portare intorno alla coscia il cilicio per due ore al giorno, tutti i giorni. Ma questo è solo un particolare folkloristico di una situazione che presenta aspetti ben più inquietanti, quale il ruolo svolto nella (e fuori della) Chiesa dall’Opera, che qualunque studioso non schierato non esita a definire una vera e propria setta, alla pari di organizzazioni come Scientology. Se non ci credete, leggete il libro del giornalista Pinotti, che a me ha aperto gli occhi su un’organizzazione di cui finora sapevo poco, tranne che era stata fondata negli anni Trenta dal sacerdote spagnolo Escrivà de Balaguer, che si rivolge ai laici che intendono «santificare la propria vita» attraverso il lavoro quotidiano, e che ne fanno parte l’onorevole Paola Binetti (della Margherita) e l’europarlamentare Alberto Michelini (prima in Forza Italia, poi passato con Veltroni). In questo libro, che riporta numerose testimonianze di membri dell’Opus Dei (OD) che sono usciti dall’organizzazione spezzati nello spirito (e spesso anche nel fisico), troverete tutto ciò che serve per comprendere cosa è l’OD, che in quasi 80 anni di vita era finora riuscita a porre una cortina di segretezza tra sé e il mondo. Non è il primo libro critico sull’OD, ma è sicuramente uno dei più esaurienti.
Un numerario dell’OD è un membro che accetta i voti di povertà, castità e obbedienza. All’ingresso dona tutti i suoi averi all’OD e fa testamento a favore dell’organizzazione. Se percepisce uno stipendio nel mondo secolare lo versa interamente ai suoi superiori, che gli lasciano in tasca solo il minimo per il sostentamento quotidiano. È tenuto a fare proselitismo (l’«apostolato»), cercando di reclutare ogni mese un certo numero di nuovi simpatizzanti (come se fosse un consulente finanziario), attraverso attività culturali, sportive o ludiche promosse dall’OD. I futuri membri sono scelti di preferenza tra giovani di buona famiglia, buona cultura e solide basi economiche, e vengono sottoposti a un progressivo lavaggio del cervello, che conduce al loro reclutamento spesso all’insaputa della famiglia che, dopo l’ammissione all’OD, viene tenuta lontana (per vedere i familiari il numerario deve chiedere il permesso ai superiori, che scoraggiano tale iniziativa, perché ritengono l’OD la nuova famiglia). L’obbedienza è cieca e assoluta, il numerario non può leggere un libro o vedere uno spettacolo senza preventiva approvazione (esiste un Indice dei libri proibiti cha va da Woody Allen a Emile Zola). È tenuto a rivelare ogni suo più piccolo pensiero al confessore spirituale, spesso al di fuori del sacramento della confessione (quindi l’informazione è trasmissibile ad altri superiori dell’OD). Oltre al cilicio quotidiano, ogni numerario deve fare una doccia fredda al mattino e flagellarsi una volta alla settimana le terga con una frusta (chiamata «disciplina»). Se è una donna, la numeraria deve dormire su una tavola di legno (con l’unica intermediazione di una coperta doppia), sostituendo una volta alla settimana il cuscino con un libro o altro supporto rigido. Un esempio di una discriminazione di genere, che si estende ben al di là di questa pratica. Ciò che nelle testimonianze degli ex-membri dell’OD stupisce maggiormente è la mancanza di amore e carità cristiana all’interno delle comunità. I numerari si conoscono superficialmente, interagendo solo tramite i superiori: abituati ad agire come automi, se manifestano dubbi sulla propria vocazione sono trattati come pazienti psichiatrici (fino all’uso di psicofarmaci) e dissuasi con sottili ricatti morali dall’uscire dall’OD. Se riescono a uscirne, si ritrovano poveri in canna, senza contributi o fondi pensioni. Molti ex-numerari si sono sottoposti a lunghi periodi di analisi, e non pochi si sono suicidati. Un altro tipo di adesione all’OD è quello dei soprannumerari, che sono meno vincolati (possono sposarsi e vivere all’esterno delle comunità) ma devono versare all’OD una parte del loro stipendio (commisurata al guadagno), «devono rispondere settimanalmente delle loro scelte a un direttore spirituale dell’OD, al quale non solo sono tenuti a rivelare tutti gli aspetti della loro vita privata e interiore, ma anche a consultarlo in caso di scelte professionali particolarmente delicate». Se il soprannumerario è un magistrato, come si concilia il suo ruolo con questa sorta di «doppia lealtà»?
L’OD è anche un’impresa, che dispone di risorse finanziarie cospicue, gestite in maniera non proprio trasparente, a detta di un ex-numerario intervistato nel libro. Del resto quasi tutto nell’OD è segreto: i nomi dei suoi membri non sono accessibili a nessuno (i nomi dei massoni, almeno, sono depositati in prefettura), e la targa Opus Dei non si trova sulla porta di nessuno dei tanti immobili di sua proprietà (inclusa la casa madre di Roma). L’OD risponde del proprio operato direttamente al Papa: mentre Giovanni XXIII e Paolo VI avevano trattato l’organizzazione con diffidenza, le cose son cambiate con Giovanni Paolo II, che ha manifestato aperta simpatia all’OD (il portavoce di Papa Wojtyla, Juan Navarro Wals, era un numerario), forse per la forte posizione anticomunista sempre assunta dall’OD. Una simpatia che ha portato al consolidamento dell’OD e alla discutibile canonizzazione di Escrivà de Balaguer (che, convinto sostenitore di Franco, vide nella seconda guerra mondiale una crociata contro il comunismo), senza tener conto delle voci di critica giunte da più parti della comunità ecclesiale. Papa Ratzinger sembra avere verso l’OD la stessa posizione del suo predecessore. Tanto favore non è ricambiato in pari misura, visto l’atteggiamento fortemente critico dei dirigenti dell’OD (da loro ritenuta la parte migliore della Chiesa) verso l’autorità papale.
Per concludere, il libro di Pinotti è un’ottima indagine giornalistica, che mi ha molto impressionato. Da cristiano problematico, dopo avere letto questo libro esito a sentirmi parte di una Chiesa che accetta di tenere zelatori dell’Opus Dei nel suo seno.