Gerard Unger
Il gioco della lettura
Stampa Alternativa & Graffiti
€ 17,00
trad. di A. Colizzi
Ecco un volume che tratta la questione della lettura e della scrittura da un punto di vista con il quale non mi era mai capitato di confrontarmi se si escludono in qualche misura le parentesi paleografiche e codicologiche del tempo dell’università. Qua ci troviamo a soppesare il punto di vista di chi sta a monte dell’intero codice scrittura, ovvero di chi si applica per creare nuovi tipi e migliorare le convenzioni grafiche di ogni messaggio leggibile. Perché tutto è leggibile: dal cartello stradale, all’insegna pubblicitaria, alla confezione della merendina, al volume di Unger in oggetto.
Sinceramente mi era capitato di riflettere poche volte su quello che può essere il lavoro intellettuale e pratico che sta dietro ai vari font che ci troviamo pre impostati sui nostri programmi di scrittura al computer e la cui varietà diamo praticamente per scontata a volte magari liquidandola con un semplice «carino» o un superfluo, «bah… non mi piace».
Pressochè mai mi ero trovato ad esaminare le sottili differenze che possono sussistere tra un Arial e un Courier New e a ipotizzare che queste differenze non siano mere scelte di gusto ma possano esser state dettate da impostazioni politiche e storiche particolari. Che dietro un’ipoteticamente semplice estetica ci sia uno studio ragionato ed accuratissimo. Il libro di Unger – primo nel genere a quanto dichiara – ci aiuta a fare questo, apre uno squarcio di luce su una parte di mondo che insiste nella galassia della scrittura e che almeno io personalmente mi ero spesso trovato a dare per scontato. Il confronto con «grazie» (i piedini e le stanghette su cui poggiano le lettere di alcuni caratteri), impaginazioni particolari – fatte le debite eccezioni per i prodotti di alcune correnti letterarie o alcune forme «estreme» di poesia – era sempre per me stato meccanico. Recepito dall’occhio, trasmesso alla mente senza critica che non fosse quello della trascodifica immediata. Adesso… adesso…. ammetto che per me è rimasto tutto uguale. Non ho troppa sensibilità per l’argomento. Continuo ad apprezzare più il passeggero del veicolo, innegabile. In ogni caso il libro di Unger rimane comunque una lettura curiosa e stimolante per chiunque voglia affrontare il problema. Ed una lettura anche piuttosto agile, che impegna poco tempo, vista la mole necessaria di immagini e tavole ed esempi, per chiunque abbia voglia di azzardare la lettura.