Roberto Bolano
Puttane assassine
(Sellerio)
Tredici racconti dall’esilio.
Al centro di ognuno di essi un incontro che è anche una separazione, immaginata e vissuta fin dal primo istante.
Un esule vive di case abitate per breve tempo, di ricordi che si debbono condividere anche controvoglia con altri esuli ai quali si è uniti spesso solo per necessità, di instabilità e insicurezza di sentimenti, di emozioni che si sanno transitorie in partenza. Chi non è stato separato a forza dal proprio mondo quotidiano non è obbligato a riflettere su ogni minuto del proprio esistere, nulla lo spinge ad osservare il mondo con lo sguardo doppio di chi è separato da se stesso. Vivere in esilio obbliga a riflettere su ogni incontro, costringe a considerare il mondo con distacco. Di questo distacco, a volte onirico, talvolta rabbioso, spesso malinconico Bolaño fa il registro, la nota dominante delle sue storie.
Un distacco che si esprime talvolta nel raccontare se stesso in terza persona. Il «B.» di Vagabondo in Francia e Belgio, di Giorni del 1978 o del bellissimo Ultimi crepuscoli sulla terra, racconto di una frattura definitiva con il padre e di un Messico lento e feroce. In altre occasioni separazione e lontananza emergono nella riduzione (apparente) di vite in biografie, nell’enumerazione di eventi, incontri e scontri, sogni e desideri frustrati. Lo scrittore come biografia, la riduzione della sua voce a breve capitolo di una possibile storia letteraria è una delle ossessioni di Bolaño, uno dei temi sui quali più spesso ritorna. Basti pensare al paradossale e struggente La letteratura nazista in America.
All’esule il mondo appare assurdo fino al comico e altrettanto feroce. Così lo racconta Bolaño in storie lancinanti come Dentista, storie dove il talento poetico è insieme enigma e maledizione.
A chiudere l’antologia Incontro con Enrique Lihn racconto in forma di sogno – o sogno in forma narrata – dove il sentimento di estraneità al mondo diventa limpido e tagliente come cristallo.
Bolaño è scomparso precocemente. Mi è venuto da pensare che l’intensità essenziale del suo raccontare non gli potesse concedere una lunga vita o grandi riconoscimenti. Un pensiero scioccamente romantico, naturalmente. Ma lascio volentieri ai lettori la possibilità di giudicare (Massimo Citi).