
Dedicato a Gardner Dozois – grande curatore precedente di Year’s Best Science Fiction, che ci ha lasciati nel 2018 – il volume, Nuove frontiere, primo di due, con copertina originale di Franco Brambilla, è davvero meritevole di lettura. Interessante anche l’introduzione di Strahan, a metà fra bilancio e propositi sul proprio lavoro. «Dopotutto stiamo vivendo nel futuro», dice e ci ricorda che non solo abbiamo superato il primo quinto del secolo xxi, ma ci siamo lasciati indietro anche il 2019 immaginato nei primi anni Ottanta da Ridley Scott in Blade Runner.
E veniamo alle storie, tutte buoni esempi di quanto dice il curatore:
La fantascienza si sta muovendo in modo costante, anche se con qualche scossone lungo il percorso, verso un genere di fiction più inclusivo e diversificato, che non predilige voci specifiche rispetto ad altre ed è aperto al raccontare storie da un’ampia gamma di prospettive.
Non so voi, io uso da sempre l’indice delle antologie per valutare in modo estremamente spiccio ogni racconto, e disegno pallini scuri: 1 mediocre, 2 buono 3 molto buono. Nell’indice di questa raccolta non sono mai scesa sotto 2.

In La libreria alla fine dell’America di Charlie Jane Anders, gli Stati Uniti del futuro saranno divisi in due stati: da una parte la California, dall’altra l’America. Tra loro, ormai, usanze diverse, pregiudizi, interessi e rivendicazioni. A unire le persone, che in ogni altro luogo di confine sono separate da torri di guardia e blocchi stradali, c’è uno strano avamposto su una collina:
due porte sul davanti, due vialetti bordati di ardesia ed erba, sue insegne identiche che accolgono i clienti alla “Prima e Ultima Pagina”, e nel mezzo un grande edificio azzurro strutturato come un antiquato granaio […] I due vialetti finivano davanti a due porte identiche, con uno stuoino di paglia, pavimento di assito azzurro e un profumo di lillà e di antiche legature.
Molly, che gestisce questo luogo, è dotata di grande memoria e pazienza, non ha pregiudizi e ama le belle storie. Qualcuno potrebbe definirla una persona insolita, ma non chi frequenta da anni una libreria di fiducia: Molly è semplicemente una vera libraia.Una sera terribile le due nazioni si affrontano militarmente a causa di depositi di acque sotterranee presenti nella zona. Il fragore le gli scoppi spingono molti clienti di entrambe le nazioni a rifugiarsi nella libreria, l’unico edificio della zona che somigli a un bunker. I pregiudizi e le diffidenze vengono a galla, minacciando di esplodere ma… Se questa notte di guerra vi ricorda qualcosa di attuale, non dimenticate che il racconto di Anders è stato pubblicato nel 2019.

L’autore de Il complesso industriale turistico galattico
è Tobias S. Buckell, che ha all’attivo romanzi e un centinaio di racconti. Tavi, il protagonista della vicenda, è qualcosa di simile a un tassista che porta in giro turisti. Ma anche qualcosa di molto diverso, perché lavora in una Terra divenuta meta abituale del turismo galattico. I ricchi Galattici provengono da ogni dove, respirano gas di vario genere e, prima di scaricarli in albergo, Tavi deve condurli a un grande impianto dove si adatteranno alla nostra atmosfera. La speranza di Tavi e di gran parte degli abitanti della Terra, ormai trasformata in un Colossale Parco dell’Avventura, è che i Galattici diano buone mance. Il racconyo è ironico e divertente ma troppo breve per sviluppare tutto il suo potenziale.

Kali_Na, dell’indiano Indrapramit Das, è uno dei racconti più originali del volume. Fondendo le tradizioni della religione indiana, l’uso della tecnologia IA e i problemi sociali tuttora irrisolti delle caste, Das ci presenta una vicenda narrata da due punti di vista, quello di una “dea” IA e quello della giovane Durga.La dea è una demo di una delle IA più avanzate sviluppate in India. I suoi creatori, che la chiamano dea per far breccia sui devoti e guadagnare criptoricchezza, le danno libertà di evolvere, adattandosi ai cambiamenti della realtà virtuale, e di apprendere dai seguaci umani “come le divinità hanno fatto dall’alba dei tempi”. E la IA apprende, con risultati quanto meno inaspettati. Durga, invece, è una dalit, nata in una casta dei bassifondi. Benché il sistema delle caste, a parole e nella costituzione, sia stato eliminato, sopravvive ancora, adesso e nel prossimo futuro, in molti modi. Crescendo la ragazzina sperimenta il forte pregiudizio e i limiti che la povertà le impone, ma impara a cavarsela e a comprendere il proprio mondo. Das è studioso di Octavia Butler e vincitore, con il suo primo romanzo, del Lambda Literary Award come migliore LGBTQ SF/F/Horror.

Saleem Haddad è nato a Kuwait City da madre iracheno-tedesca e padre palestinese-libanese. Il suo Il canto degli uccelli è un racconto pieno di pathos ma affilato come un coltello. La protagonista Aya vive in una Palestina molto più felice e in pace di quella attuale, ma è tormentata dal suicidio del fratello Ziad, che l’anno precedente si è impiccato sulla spiaggia. Improvvisamente Ziad comincia a invadere la vita di Aya, più presente e reale dei genitori, sempre immersi uno stato quasi stuporoso.Haddad affronta in modo originale il tema scabroso delle tante forme di colonizzazione.

Ne Il pittore di alberi, la statunitense Susanne Palmer esplora il tema della colonizzazione di altri mondi. Nella vicenda due concezioni del mondo si fronteggiano: quella dei terrestri, decisi a impadronirsi di un pianeta, e quella dei nativi Ofti, portatori di una cultura a bassa tecnologia e grandi artisti. Avendo scoperto “che gli animali locali erano creature intelligenti” solo dopo aver invaso il nuovo mondo, i terrestri decidono di mantenere un’ultima porzione di ecosistema alieno, facendo scempio del resto. Nel loro Consiglio, costituito da pianificatori coloniali e da qualche studioso di civiltà aliene, si dibattono all’infinito decisioni già prese altrove.

L’ultimo viaggio di Skidbladnir, della svedese Karin Tidbeck, è una storia fantascientifica contaminata con il fantastico a causa dei tempi lenti e onirici. La protagonista Saga, proveniente da un pianeta periferico e povero, viene assunta per effettuare riparazioni. Salita a bordo senza guardarsi indietro, ha sempre qualcosa da riparare, perché la nave è molto vecchia… A fine giornata Saga si addormenta e fa strani sogni. I viaggiatori sono scontenti e l’equipaggio, ridotto al minimo, è poco simpatico, tranne Novik, l’ingegnere, che “non si riferiva a Skidbladnir usando un pronome neutro ma chiamandola lei”. Veicolo spaziale molto insolito, la nave avrà bisogno del suo amico e delle capacità di Saga… Una storia di formazione e di cura.

In Una lanterna e scale a pioli robuste della scrittrice, volontaria e sociologa Malka Older, la ricercatrice Natalia lavora con i cefalopodi, studiandone il linguaggio del corpo. Non è un lavoro favoloso ma almeno non prevede maltrattamenti sperimentali dell’altra creatura. Un giorno, però, Natalia viene assunta per “fare amicizia” con un polpo. Le cose si complicano quando le viene spiegato che si tratterà di una sorta di esperimento neurologico. I ragguagli che, a tempo debito, le verranno forniti non sono quelli che temeva e includono che lei e Ringo comunichino mentalmente. Una storia di amicizia e di collaborazione che supera la diversità di specie.

Se credete di conoscere Ted Chiang, se la raccolta Storie della tua vita vi è piaciuta alla follia o se l’avete detestata, aspettatevi comunque altro da questo fulminante (non solo per la brevità) È il 2059 e i ragazzi ricchi stanno ancora vincendo. Come chiamare questo scritto? Studio sociologico? Lo sarebbe se premesse e conclusioni fossero “vere” nel senso di “reali”. Ipotesi di lavoro? Meglio, ma non basta. Racconto? Anche. È tutto questo e anche di più. È il 2059 e i ragazzi ricchi… è una storia sui generis che, con pacata lucidità, dimostra in meno di quattro pagine quanto i capitalisti siano ciechi, perfino quando credono di avere buone intenzioni.

La vigilia del contagio a casa Noctambulous di Rich Larson – nato nel Niger, vissuto in Canada, negli USA e in Spagna e ora stabilito a Praga – è una delle storie che ho dovuto ricominciare due volte. Cambia colore come un prisma: favola nera, storia un po’ malsana di formazione, riunione di famiglia con celebrazioni in stile Mardi Gras… Caccia Selvaggia? Occorre avere pazienza, sintonizzarsi sulle sue stranezze, poi tutto si chiarirà e noi sapremo il peggio. Molto buono, anche se è questione di gusti: io preferisco i sussurri alle grida.

Sottomarini di Han Song, probabilmente fa più al caso mio. Han Song è un giornalista cinese, lavora per l’agenzia di stampa nazionale Xinhua e viene ritenuto uno dei principali autori di fantascienza cinesi. La sua storia, benché narrata da un adulto, è la rivisitazione di un ricordo vissuto da bambino, quando i “sottomarini” erano “arrivati nella nostra città in mandrie e branchi seguendo il corso del fiume” Yangtze. Gli abitanti di questi strani sottomarini, costruiti in maniera rudimentale ma funzionanti, sono contadini inurbati nelle città lungo il fiume in cerca di lavoro. Piuttosto di vivere in appartamenti ridottissimi affittati da furbi proprietari a costi altissimi, questi lavoratori hanno scelto un’altra strada. La loro vita è diversa da quella dei cittadini, più comunitaria e paesana, trascorsa in pace sotto gli occhi di tutti. Congelati in due mondi diversi, né gli adulti né i bambini sembrano destinati ad integrarsi…

S.L. Huang è un’autrice eccentrica e interessante. Anche il suo Come l’ultima cosa sperimentata potrebbe indurvi a paragoni con il presente. Io, fortunatamente l’ho letto fra i primi, e ho potuto riflettere senza quest’ombra. Impossibile da riassumere, il racconto vive di un grande dilemma etico affrontato in modo prassico. Non ve lo anticiperò. Come ci ricorda il curatore nella sua introduzione, “Anche nel migliore dei casi , la fantascienza se la cava così così nel predire il futuro”. Però, forse, può respirare l’aria che tira. Huang ha davvero un buon tocco. Ecco i primi versi di una poesia scritta dalla sua protagonista Nyma:
Sono qui per farti dubitare / Tu vorresti che non ci fossi. / Non ho risposte…
Non vi pare che parli proprio della narrativa? Il racconto mi ha richiamato alla mente un romanzo (Non lasciarmi, di Kazuo Ishiguro), e un racconto (Quelli che se ne vanno da Omelas di Ursula Le Guin). I libri hanno radici profonde che si intrecciano.

Ora tocca a Un catalogo di tempeste di Fran Wilde, vincitrice di numerosi premi e direttrice del Master of Fine Arts di genere alla Western Colorado University.Nel racconto, il clima pare una forza quasi consapevole che porta distruzione:
Predatore senza pari il clima ci fece a pezzi dopo che il cielo divenne grigio e il livello del mare salì…
Una forza alla quale tutti insieme gli “uomini del clima” (fra cui ci sono molte donne, come le protagoniste) si oppongono fino a diventare energia non più umana.
Quando arrivano le tempeste gli uomini del clima le scacciano usando il loro nome. Anche gridare funziona, e tuffarsi dritto nella tempesta, infrangendola, ma è una cosa che puoi fare soltanto dopo che ti sei trasformato in vento e pioggia […].
La gente del clima inizia intuendo il nome delle tempeste, facendone lunghi elenchi, e poco a poco si trasforma. È gente che se ne va per restare a baluardo della comunità.

I robot dell’Eden di Anil Menon è un racconto sornione. Comincia lento, raccontando del matrimonio finito tra il protagonista banchiere e Padma, della loro passione diventata tiepida amicizia. Il banchiere accoglie lo scrittore Sollozzo, nuovo compagno di Padma, come un amico, e giunge a teorizzare che questa nuova conoscenza è proprio ciò di cui aveva bisogno. Il sorprendente equilibrio dell’intera famiglia – comprese la madre di lui, l’assistente dell’anziana e la bimba figlia della coppia di ex – regge a lungo, fin quasi a indurre un po’ di noia nel lettore. Ma non lasciatevi scoraggiare, continuate a leggere!

Ora aspetta questa settimana, di Alice Sola Kim ha una costruzione narrativa complessa. Bonnie non ne è la protagonista bensì il vero oggett
o/soggetto del racconto, narrato in prima persona da una compagna di serate. La ragazza è il personaggio centrale di un gruppo composito di amiche, le ascolta distaccata pur adoperandosi a modo suo perché siano felici. Spesso i discorsi del gruppo cadono sul tema dei rapporti con gli uomini, sui loro comportamenti importuni che talvolta sfociano nell’offesa e nella prevaricazione e sfiorano la violenza. Le serate annegano nell’abitudine, come spesso accade nella vita reale. Mano a mano, il racconto si allarga raggiungendo un acme sorprendente. L’unica pecca è il vero e proprio finale, ma potrei essermi persa un grado di complessità.

Cyclopterus del canadese Peter Watts – scrittore, vincitore di numerosi premi ed ex biologo marino – è un racconto ottovolante. Inizio quasi ovvio: due personaggi discutono scendendo con il sottomarino Cyclopterus a controllare il profondissimo fondale marino. Galik, inviato di una azienda forse connivente con gli sfruttatori oceanici, tenta di mostrare la propria buonafede a Koa, ricercatrice indignata e determinata a difendere l’ultimo sito di biodiversità profonda del pianeta, che sta proprio lì, sotto di loro. Le dichiarazioni (condivisibili dalla prima all’ultima) di Koa martellano Galik. Questa roba l’ho già sentita, penso continuando a leggere, ma il ritmo impercettibilmente accelera, e comincio a orizzontarmi sul mondo che c’è lassù in superficie, sulla crisi ecologica irreversibile, sulla rabbia dei movimenti ambientalisti più radicali. Anche questo posso immaginarmelo, penso. Poi accelera ancora… Tutta roba già sentita… Ma molto ben giocata.
Jonathan Strahan (a cura di), Nuove frontiere parte 1 ,Year’s Best Science Fiction 2020 Millemondi autunno/inverno n. 91, Mondadori, pp. 300, € 7,90, trad. Annarita Guarnieri, copertina di Franco Brambilla
Idem in e-book formato kobo € 4,99
N.B. Nuove Frontiere parte 2 è attualmente il lettura e l’uscita della recensione è prevista in tempi brevi.
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