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    TerraNova

    Alien Virus Love Disaster di Abbey Mei Otis

    • di Massimo Citi
    • Marzo 14, 2022 a 5:58 pm

    Alien Virus Love Disaster di Abbey Mei Otis, è un’antologia uscita in edizione originale nel 2018, tradotta in italiano a cura di Chiara Puntil e Chiara Reali e pubblicata da zona42. Abbey Mei Otis è «cresciuta nei boschi del North Carolina e vive a Whashington DC, dove scrive e insegna», praticamente le sole notizie sull’autrice che è possibile rintracciare, a parte qualche accenno alla sua origine asiatica. Scarne anche le notizie che riguardano la sua carriera di scrittrice, in genere limitati a «suoi racconti sono apparsi sulla rivista Tuttolà e sulla rivista Oggiqua.» Tutto ciò detto, – e una volta respinta la tentazione di recludere l’autrice nel recinto di coloro «che hanno seguito un corso di scrittura creativa» – resta il dato di fatto che racconti come quelli contenuti in questa antologia sono assolutamente meritevoli di attenzione e di una lettura attenta e partecipata.

    Il racconto che dà il titolo all’antologia, Alien Virus Love Disaster, è un racconto breve, di una trentina di pagine, e racconta in maniera fredda e malinconica l’epidemia che colpisce una zona di un’anonima periferia urbana che viene isolata e sottoposta a una terapia coatta. A raccontare la vicenda una giovane donna che, per qualche giorno, cerca di resistere alla malattia – nel frattempo scatenatasi con sintomi dermatologici – finendo per cedere o, verosimilmente, per immedesimarsi nel morbo che l’ha colpita:

    «Più che altro ho fatto delle cose perché se no ci sfrattavano o perché c’era un buono sconto […] Ma adesso provo una sensazione nuova, come se qualcosa si fosse allentato e io nemmeno sapevo fosse stretto. Come se la corrente più leggera di sempre fosse arrivata a portarmi via. Come se non dovessi più preoccuparmi di niente […], perché prima di andare via farò qualcosa di bellissimo. »

    Lunatici è la storia di un gruppo di originari del nostro satellite, scesi a lavorare sulla Terra e che devono affrontare le conseguenze della loro origine su un corpo planetario con una gravità pari a 1/6 di quella terrestre. Come ognuno di loro affronta la sopravvivenza sul nostro pianeta, l’intolleranza dimostrata da alcuni nei confronti dei “Lunini”, le condizioni di lavoro non particolarmente favorevoli e l’isolamento sono raccontati in una trentina di pagine, scabre come una parete di roccia. Se potessi essere il dio di qualcosa è la vicenda di un gruppo di ragazzi che ritrova un robot scartato in una discarica e si illude per un istante di poter partecipare al delirio tecnocratico del mondo nel quale vivono. Maestra è l’incarnazione dell’incubo di qualsiasi giovane insegnante alle prese con una classe della periferia: «Quando nasco, sono povera. Oggi, sono povera. Quando muoio, sono povera.». Sangue, sangue racconta dei combattimenti corpo a corpo che giovani umani inscenano perché sono “interessanti” per gli alieni, creature mai descritte ma che attraversano e condizionano le vite di tutti, Cripte del sesso per persone tristi è la vicenda di una prostituta dedita a un tipo molto particolare di pratica sessuale, basata su un’assoluta solitudine, Non è una storia di alieni racconta di un alieno di tipo particolare che alcuni ragazzi non riescono a salvare – racconto tristissimo, per la cronaca, Fidanzatina, ovvero come può funzionare (o no) un rapporto tra due appartenenti a specie diverse e con genitori invadenti. Mi spiace che vostra figlia sia stata mangiata da un puma è un racconto bizzarro, incentrato sulla percezione vaga e incompleta del rapporto tra la vita e la morte, I ricchi… beh, per dare un’idea del racconto è sufficiente una frase presa dal racconto di un assurdo gioco sociale:

    «Il mio pollo ha capito che niente di quello che avrebbe potuto dire l’avrebbe reso diverso dai polli ricchi. Non c’era opinione che avrebbe potuto esporre più estrema di quelle che loro avrebbero potuto adottare per moda».

    Abbey Mei Otis

    Il penultimo racconto, Se vivessi qui ti avrebbero già sfrattato, parte da un’idea apparentemente assurda, l’uccisione della madre da parte dei figli per poter mantenere il possesso della propria abitazione, per evitare che questa diventi la sede di una supermercato, ma leggendo la sensazione di vivere in un mondo assurdo impallidisce e si finisce per augurarsi che l’assassinio e gli assassini siano compiuti e che la vecchia casa rimanga di proprietà dei figli. L’ultimo racconto, Megasballo casalingo definitivo Vol.4, è una piccola storia di periferia con un finale amaro ma che merita leggere soprattutto per lo stile suggestivo e insieme incisivo dell’autrice: un piccolo capolavoro.

    Leggere questa antologia mi ha convinto una volta di più che non esistono generi definiti – fantascienza mainstream, romance, fantasy, weird, horror ecc. ecc. – quanto autori, le loro parole e il loro modo personale di accostarle, combinando incontri e scontri tra loro, fino a ottenere un’immagine inattesa della realtà. Volendo cercare un «difetto» nella scrittura di Abbey Mei Otis emerge più che altro un dubbio: riuscirà l’autrice a non rendere la periferia definitiva da lei raccontata un canone, un modo tanto abituale di narrare da finire per scivolare via dalla visione del lettore? Per il momento questo pericolo. comunque, non esiste.

    Abbey Mei Otis, Alien Virus Love Disaster, zona42 [2021], ed. or. 2018, pp. 287, € 15,90, trad. Chiara Puntil e Chiara Reali.

    Idem e-book, € 7,99

    In vendita presso il sito dell’editore.

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    Tag: Abbey Mei OtisAlieniFantascienzaistantaneenarrativa statunitensePeriferie urbaneRecensioni

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