Due anni dopo la pubblicazione del suo horror La bellezza, Aliya Whiteley ci regala un altro romanzo, L’arrivo delle missive.
La storia si svolge appena dopo la Prima guerra mondiale ed è ambientata in un villaggio dell’Inghilterra sud orientale, un luogo rurale lontano da grandi città, dove l’elettricità non è ancora arrivata. La guerra ha comunque picchiato duro, molti giovani sono morti e le malattie hanno mietuto altre vittime. La società del villaggio segue regole antiche, il prestigio delle famiglie è direttamente proporzionale alla loro permanenza nel paese, l’élite è costituita da gruppi imparentati grazie a matrimoni se non combinati almeno fortemente auspicati, senza tenere conto dei desideri dei giovani.
La protagonista del romanzo, la diciassettenne Shirley Fearn, è l’unica figlia del latifondista del paese, la sua famiglia possiede campi e pascoli e il padre ha idee innovative per far rendere la fattoria. Alla sua età, Shirley avrebbe già dovuto lasciare la scuola ma il padre ha in serbo altri progetti e sceglie di curare l’istruzione della figlia. Anche la ragazza, però, ha dei piani per il proprio futuro:
«Sposerò il signor Tiller, diventerò una maestra e formerò la miglior generazione di ragazzi che l’Inghilterra abbia conosciuto fino a oggi».
Tiller è il docente ventiquattrenne che, nella scuola del villaggio, ha sostituito il maestro precedente, ucciso in guerra. Tiller, invece, è stato ferito gravemente e ormai, come dicono le donne al villaggio, «non è un vero uomo, è ovvio […] non dopo quella ferita». Ma questo non turba affatto Shirley, che nutre per lui un amore casto e romantico. Il giovane maestro ha grande stima dell’alunna, le affida compiti importanti nella gestione scolastica quotidiana e tiene in gran conto le sue opinioni.
Quando Shirley, spiando dalla finestra del piccolo cottage di Tiller, ha modo di appurare quale sia veramente l’entità della ferita e viene scoperta da lui, il loro rapporto si trasforma radicalmente. E da quel momento cambia anche il rapporto tra il testo e i lettori, che finalmente si rendono conto di non trovarsi in mano (soltanto) il racconto realista della formazione complessa e difficile di una giovane donna intelligente e volitiva nei primissimi anni Venti nella provincia inglese.

Aliya Whiteley
La storia che Tiller racconta a Shirley pare nata dalla mente di un pazzo, e per un po’ diventa una folie à deux, sostenuta dal desiderio di lei di vivere una storia non sentimentale ma epica, romantica nel senso più grandioso, nella quale è necessario sacrificarsi e combattere per qualcosa di più grande della propria piccola felicità. I due comunicano con uno scambio di lettere (che non sono le missive del titolo), rispettando le regole non scritte della società che li circonda. Shirley piano piano apre gli occhi sui piani del padre per lei: non donna libera grazie alla cultura ma saggia ombra di un marito, resa più preziosa da quel po’ ha appreso. La realtà è che le donne non vivono una vita pubblica, il loro posto è, come al solito, a casa, imprigionate tra il matrimonio e i figli. Non resta che giocare usando le stesse armi usate per secoli dalle donne.
Whiteley, però, non racconta la storia di una suffragetta; ciò che ha condotto Tiller a incrociare la strada di Shirley è un motivo che sfugge alla logica quotidiana e appartiene di diritto alla narrativa di speculazione, cosicché il romanzo diviene una contaminazione feconda fra verisimiglianza e fantastico, metafora intrecciata di ciò che la guerra fa ai soldati, e i genitori alle figlie, e di quanto la vita in un villaggio di provincia – uno dei tanti villaggi del nostro immaginario di lettori di fantastico – possa fare a chiunque ci viva, soprattutto alle donne. La fredda lucidità acquisita da Shirley per sopravvivere, i tanti modi in cui nel passato e nel futuro, oltre che nel suo – e nel nostro – presente si travestono i patriarchi bigotti, la difficile solidarietà fra donne di diversa generazione, sono tutti temi sottotraccia che rendono prezioso questo romanzo weird.
Aliya Whiteley, L’arrivo delle missive, Carbonio editore, coll. Cielo Stellato, 2018, pp.152, € 14,50, trad. O. Ellero
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