Criptosfera, a suo tempo pubblicato dall’Editrice Nord è uscito nel 1994 (tit. orig.: Feersum Endjinn) e pur svolgendosi in un remoto futuro non fa parte del Ciclo della Cultura. In una Terra distante migliaia di anni nel futuro, vicina a un cataclisma sistemico – una nube nera che coprirà il sole – la residua popolazione del pianeta vive tra i resti dell’ambiziosa e stravagante pre-Diaspora e la Cripta, una colossale Rete telematica in grado di conservare la personalità degli individui viventi, riproducendola numerose volte in caso di morte, e di coloro che sono definitivamente morti e che, come spettri elettronici, vagano per sempre nella Criptosfera.
Ian M. Banks era un autore che in fatto di vastità dei temi affrontati e di profonde suggestioni non era secondo a nessuno. In queste sue trecento pagine si trovano alcuni dei temi cardine della sf di questi ultimi cinquant’anni. E, come vedremo, non solo della fantascienza.
1) Un’Umanità al tramonto, circondata dai colossali resti delle civiltà precedenti.
2) La minaccia cosmica.
3) L’immortalità elettronica.
4) La realtà virtuale e l’interfaccia Intelligenza Naturale vs. Intelligenza Artificiale.
5) La telepatia, il trapianto di personalità, il tema del doppelgänger e dello spettro.
6) Il personaggio adolescente, insieme candido e perverso.
Come se la cava Banks in questo certame di terrificante impegno? A essere sinceri bene, ma non benissimo. Il modo peculiare in cui è costruito il romanzo – per scioglimenti successivi – lo rende di non facilissima lettura. Se a questo si aggiunge l’invenzione stilistica del personaggio di Bascule, giovane dislessico, la cui esperienza, narrata in prima persona, è stesa utilizzando un grafia esclusivamente fonetica, i frequenti cambi di punto di vista, l’ambiguità tra i personaggi e la loro trascrizione nella Cripta, le innumerevoli oscillazioni nella cadenza temporale e cronologica e il finale al quale viene deputato il compito insostenibile di sciogliere i troppi nodi della narrazione, si ha la sensazione che Banks abbia voluto sfidarsi a scrivere un romanzo «impossibile», un prodotto unico nel quale riunire l’ispirazione più raffinata, il suo gusto perfido nel narrare vicende paradossali e senza uscita e tutta la sua sapienza stilistica.
Ma, come dicevo all’inizio della recensione, la capacità di suggestione, la fredda malevolenza del narratore e la grandezza dei temi affrontati è tale che ne suggerisco comunque la lettura. Un «errore fecondo», come insegnava S.J.Gould, può talvolta dare molto di più di un successo irrilevante.
Iain M. Banks, Criptosfera, Nord Collana Cosmo, 1995 [ed. or. 1994], pp. 313, trad. Alessandro Zabini
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