Autore di Darwinia e di Mysterium, Robert Wilson è evidentemente affascinato dal confronto tra umanità e biologia aliena. Come nei romanzi precedenti anche in Bios torna il tema di una ecologia complessa e differente, per la quale la nostra specie è semplicemente un curioso accidente, protoplasma da assimilare copiandone al più qualche promettente soluzione. Rispetto a Darwinia, in Bios il confronto uomo natura è spostato lontano dal sistema solare, su Isis, un mondo solo apparentemente simile alla terra. Isis è un mondo lussureggiante, verdissimo, un paradiso inaccessibile, tossico in ogni sua molecola, sul quale un gruppo variegato di studiosi e di amministratori (gli uni spinti dalla curiosità, gli altri dagli interessi della compagnia che rappresentano) tentano non di sbarcare da padroni, Isis non lo consente, ma almeno di difendere un piccolo avamposto, perennemente assediato dalla fauna e dalla flora velenose e mortali del pianeta. L’arma vincente degli umani è Zoe Fisher, prodotto del caso e della progettazione biologica più rigorosa, una donna dalla biologia potenziata e fornita delle più sofisticate difese immunitarie. Le armi di Isis sono tante, troppe, subdole come i batteri e le tossine, o pericolosamente interessanti come gli scavatori.
Dapprima concentrato su Isis la narrazione di Wilson si allarga alla politica e alla società complessa che sta alle spalle degli studi su Isis, agli interessi economici, alla disinvolta mancanza di scrupoli dei progettisti di Zoe, mai incrinata da un dubbio, nemmeno alla fine. Un romanzo di notevole interesse, che se non sempre è sostenuto dal giusto ritmo narrativo ha il grande pregio di mettere sul tappeto grandi temi come il prezzo troppo alto di certi esperimenti scientifici, la legittimità di disporre della vita altrui per motivi «nobili» come la conoscenza o molto più squallidi e ordinari, come il potere e la ricchezza.
Robert C. Wilson, Bios, Fanucci 2001, ed. or. 1999, pp. 240, trad. D.Gallo e A. Marti
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