Spiral, per chi non lo sapesse, è il seguito, anzi il sequel di Ring (cfr. LN 29), fortunato romanzo del soprannaturale basato su un’idea semplice ma efficace: l’esistenza di una videocassetta che uccide entro una settimana chiunque l’abbia vista.
Idea curiosa che sembra mettere a dura prova la «sospensione di incredulità» anche del lettore più disponibile ma che in Ring funziona egregiamente.
Perché il sequel? Perchè Spiral dà la netta sensazione di essere stato concepito essenzialmente a causa del successo del primo romanzo di Suzuki.
Ma andiamo con ordine.
Protagonista di Spiral è il patologo Mitsuo Ando, professionista avviato verso una brillante carriera, prima che un incidente ne distruggesse la famiglia e spazzasse via la sua fiducia in se stesso. Mitsuo Ando si è ritirato a lavorare in un piccolo ospedale periferico e, per quanto possa apparire curioso, l’unico scopo e consolazione della sua esistenza è praticare autopsie. Sul suo tavolo arriva un giorno Ryuji Takayama, che i lettori ricorderanno come co-protagonista di Ring. E con l’autopsia di Takayama e l’incontro di Ando con l’amante di lui, Mai Takano, prende il via il romanzo. Prolisso, talvolta confuso, spesso verboso e carente nel ritmo, Spiral è tollerabile grazie ad alcuni momenti memorabili – tra questi il sopralluogo di Ando nel piccolo appartamento di Mai, un piccolo capolavoro di tensione horror – ma sconta il tentativo dell’autore di fornire una spiegazione completamente «razionale» alle morti provocate dalla videocassetta, mutando segno al romanzo e fornendogli un’armatura fantascientifica non eccessivamente coerente con gli eventi. Non solo: la tardiva comparsa nel romanzo del fantasma di Sadako – la giovane sensitiva violentata e uccisa in manicomio, al cui insondabile rancore è dovuta la registrazione della videocassetta originale – ha il sapore di una trovata per tenere in piedi un plot che fatica a trovare una direzione e soprattutto una necessità.
Inutile dire che il magico equilibrio tra soprannaturale e naturale che rende le buone storie di fantasmi piccoli gioielli di interazione tra autore e lettore: («io dico fingendo di credere, anche tu fingi di credermi / io, autore, so quando è il momento per restare sul vago e quando inserire qualche elemento di rilievo, tu lettore accetti la mia logica capziosa almeno fino alla parola fine / risultato: ci siamo divertiti tutti e due) in Spiral rischia (o peggio) di naufragare sotto il peso di enigmi agli acidi nucleici o di improvvise agnizioni di oscuri disegni di apocalisse.
Leggibile soltanto se avete letto anche Ring.
Ma forse proprio per questo motivo rinunciabile.