A essere sincero copertina, fascetta ed editore mi hanno, almeno in un primo momento, male impressionato. L’autore che «a vent’anni ha dato voce a un’intera generazione» sa veramente un po’ troppo di irriducibile salingerismo, senza contare che di cantori e testimoni di nuove generazioni ribelli, alienate, casiniste, arrabbiate e strafumate abbiamo fatto tutti – poco o tanto – il pieno.
D’altro canto la curiosità per un’autrice russa contemporanea era invincibile, così ho cominciato la lettura proponendomi di interromperla non appena avessi incontrato qualche formula obbligata («noi giovani senza futuro») o qualche situazione ovvia (il quindicenne si fa una pera e crepa di overdose in un vicolo scuro, sottofondo musicale: Nirvana).
E invece no. Sia lodato il cielo: Denežkina è conscia di scrivere storie e non propone i suoi racconti come testimonianza di alcunché. Ama raccontare, descrivere vite e personaggi quotidiani senza erculei sforzi di denuncia o volenterosi cinismi. Il risultato è che gli accenni alla situazione della Russia contemporanea – la guerra in Cecenia, la droga, il rapporto con la musica e i miti dello star-system, la prostituzione, i nuovi ricchi, l’emarginazione, la solitudine, la violenza – risaltano nitidi e allarmanti.
Denežkina non è l’ennesima naturalista non-yankee finalmente approdata al verbo holdenista ma una narratrice curiosa e attenta – basta osservare l’affettuosa precisione dedicata ai gesti degli animali presenti nei suoi racconti –, capace nei racconti brevi di efficaci incursioni nell’assurdo e nello humour nero.
Dammi! sono undici racconti, alcuni scritti in prima persona, altri condotti con l’apparente maggior distacco della terza persona. Storie di innamoramenti infelici, di sbronze abituali, di infatuazioni senza speranza e di incomprensioni. Di tempo vuoto e ingrato, di un mondo giovanile dove ogni giorno è uguale al precedente e il futuro è una profezia da dimenticare. Le vie di fuga possibili: le chat via internet, la videomusica, il sesso.
«Nei racconti di Irina Denežkina la musica viene incontro al lettore quasi a ogni riga», scrive nella nota finale il traduttore, Pietro Caramitti. Protagonisti del racconto che dà il titolo all’antologia sono i BANDerlogi, gruppo rock di Ekaterinburg «trasferiti a uso della narrazione sul più prestigioso palcoscenico di San Pietroburgo», frasi e battute che si scambiano i personaggi sono spesso tratte da testi di canzoni delle più popolari band russe, la «presenza» virtuale di Oasis, Radiohead, Metallica, Blur, Richard Ashcroft, persino degli stucchevoli Hanson (sob!) è una costante. Eppure Denežkina riesce a non suscitare estraneità e fatica nel lettore, non ricorre a emozioni predigerite e precompilate da risvegliare nel lettore alla semplice evocazione del titolo di una canzone. La musica fa parte integrante del paesaggio intellettuale della gioventù, le citazioni sono parte del quotidiano.
Eterogenei per temi e almeno in qualche caso diseguali per esito artistico i racconti di Denežkina possono essere letti come biografia involontaria o come blog in forma letteraria. La loro apparente spontaneità è il risultato di un’ottima scelta dei tempi e di un uso accorto di un lessico solo apparentemente povero, ben reso da un lavoro di traduzione attento e sensibile. Da segnalare in particolare – a mio personalissimo parere – il racconto che chiude la raccolta, Valeroèka, umoristicamente amaro e allegramente disperato, uno stralunato tributo al Poema pedagogico di Boris Makarenko.
Irina Denežkina, Dammi! (songs for lovers)
Einaudi Stile libero Big, 2003, pp. 214, € 12,80, trad. Mario Caramitti
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.