È sempre interessante scoprire – tramite i sistemi cabalistici ormai accessibili alla grossa anche a comuni utenti – quanto e come una pagina web “tiri”: e per esempio Carmilla on line, una delle più frequentate webzine politico-culturali nostrane, conosce impennate di lettori il lunedì. Quando cioè appaiono in linea le attesissime Schegge taglienti di Alessandra Daniele, nome in codice Alez: fulminanti fabulae satiriche la cui pirotecnia surreale, spesso esilarante, strapazza senza riguardo le agenzie di potere nelle loro malefatte quotidiane. Con spietata lucidità e sincera sete di giustizia, Alez fa ciò che la satira dovrebbe sempre fare: colpire senza poi girarsi in moine da bagaglino, in ammiccamenti a protettori non migliori (e altrettanto potenti) dei soggetti presi di mira. E all’impatto della sua ironia – si ride tanto, anche se si ride amaro – i destinatari appaiono realmente nudi come il re della fiaba.
Se poi gran parte dei testi si presentano come racconti brevi, in un certo numero di casi l’autrice si smarca dalla formula attraverso monologhi quasi teatrali o micro-saggi, in un’estrema e disinvolta libertà formale.
Nessuna sorpresa che Alessandra Daniele – che nulla concede a sé, al mostrarsi al grande circo, al raccontare qualcosa di personale – sia assurta a vero e proprio mito web. E, con operazione meritoria, una piccolissima casa editrice, Agenzia X, propone ora una scelta di questi testi: un itinerario pluriennale – sta al lettore che proprio voglia il riordinarlo cronologicamente, ma non è necessario – in quel Paese delle Meraviglie che è la nostra Italia. È lecito domandarsi se, come nel caso di Alice, anche per Alez la primissima reazione di fronte alla cronaca quotidiana resti una certa sorpresa – nel senso che al peggio non c’è limite: un assurdo da cui comunque, con rapidità da fuoriclasse, si riprende e saetta.
Il fatto è che, come detto, Schegge taglienti non rappresenta banalmente un acuto, ferocissimo pamphlet polemico: e vorrei qui soffermarmi su tre caratteristiche anche letterarie delle sue pagine, per nulla scontate in testi di satira.
Anzitutto il registro linguistico. Il controllo stilistico di Alessandra Daniele lascia senza fiato – a farla riconoscere non solo come una straordinaria comunicatrice, ma una giocoliera col linguaggio di consumata abilità. Nell’epoca dei penosi, sciattamente giovanilistici giochini di parole a colpi di hashtag dispensati da governanti e aspiranti tali, lo stacco emerge con nettezza: quella di Alez è al contrario una pirotecnia di geniali calembour, di allusioni brillanti a titoli e miti della cultura di genere, di fulminanti sovversioni di un vocabolario troppo spesso prono a parole d’ordine dall’alto. In quest’uso della lingua che irride strappando maschere, evoca paradossi (il richiamo ad Alice pare anche in ciò calzante), suggerisce macchine per pensare, si intravede in filigrana non solo cultura, ma scintillante intelligenza.
Ma il liberissimo registro linguistico è coerente con il tipo di contenuti. Partita all’inizio col trattare criticamente di fantascienza – un genere su cui vanta competenza appassionata, come dimostra anche qui qualche prova saggistica – l’autrice presenta spesso le proprie satire in forma di raccontini fantastici. Dove al dato di una scrittura tanto rapida – un intervento per settimana costituisce, ammettiamolo, un ritmo indiavolato – per affilare testi tanto sintetici, perfetti nella loro efficacia narrativa, si sposa una fantasia senza freni. Ai paradossi della lingua l’autrice fa così felicemente corrispondere quelli del contenuto: dove il ricorso all’immaginario SF, espressione emblematica del laboratorio e della critica sociale nell’idea della fucina di un futuro, svela continui richiami a tutta una letteratura. Tessendo insieme critica puntuale sul genere e acutissima critica sociale, Alez compone narrazioni degne di antologie di genere – e che in effetti più di una volta vi hanno figurato. Questa raccolta è insomma un precipitato conseguente e atteso.
Ma c’è un referente ulteriore, trasversale ai testi, di volta in volta implicito o esplicito: ed è quello alla TV, al baraccone dei suoi programmi e alla sua serialità. Sia, evidentemente, per l’attenzione con cui l’autrice segue la fiction di genere, soprattutto le grandi serie angloamericane, di volta in volta premiandone o demolendone gli esiti con notazioni incalzanti; sia più in generale per le caratteristiche intrinseche all’offerta del piccolo schermo – compresa quella serialità che risulta terreno tanto fertile per riflettere (attraverso simboli, metafore, temi-chiave) sulle dinamiche sociali. La televisione è in fondo lo strumento di una diramazione di messaggi quotidiana e controllatissima; ha un rapporto con le emozioni molto più immediato, viscerale, diffuso e conservativo – tutti i giorni, ventiquattr’ore su ventiquattro – di quello strappato dal cinema; permette (sia pure in termini blindatissimi) una qualche osmosi diretta col pubblico a suon di telefonate in onda, consigli alle massaie, ammiccamenti da salotti TV di varia dignità. D’altro canto la serialità non costituisce solo la forma di un certo tipo di coinvolgimento dello spettatore (nel senso di rasserenarlo con un sistema di costanti e di fidelizzarlo, fino al limite di una dipendenza): è una vera e propria simulazione rituale della quotidianità, una sorta di liturgia profana in cui celebrare postmodernamente valori e istanze mitiche di una società. È dunque con questa lucidissima coscienza che Alez gioca con le immagini televisive, costruendo da un lunedì all’altro un vero e proprio contro-programma: le usa come griglie per far emergere provocatoriamente riti e miti del potere, ne sfrutta le valenze di vocabolario simbolico diffuso in chiave di paradosso. A denunciare ogni settimana e ora in questo volume la mascherata seriale – vilain in agguato, finti colpi di scena, amore fasullo e tanto trucco, in un continuo ritorno degli stessi poteri – che ci viene proposta come tranquillizzante.
Alessandra Daniele, Schegge taglienti. Satire al vetriolo da Carmilla on line,
Agenzia X, Milano 2014, pagg. 181 più 11 non numm., euro 13,00
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