Ammar Abdulhamid
Menstruation
(Bompiani)
Comincia il titolo, a scuotere l’attenzione dei lettori, quelli solo potenziali, prima che decidano di diventare reali. Non essendo un testo medico vuole catturare lettori sensibili alla provocazione, presumo. L’autore è siriano, con studi americani sul groppone, la copertina recita in sottotono «relazioni pericolose a Damasco». Gli ingredienti ci sarebbero, presumo. Per quanto un sentore vago di sospetto mi aleggiasse fra le dita, perfino mentre alla cassa ancora sarei potuta tornare indietro. Ma sono testarda, e curiosa. L’idea di partenza, fra l’altro, mi sembrava forte, un uomo in grado di sentire e riconoscere a qualsiasi distanza una donna mestruata, con il carico di emotività che questo può provocare in un uomo a qualsiasi latitudine, ma specialmente in un contesto sociale in cui i rapporti fra uomini e donne non sono improntati al massimo della confidenza nemmeno tra affini. Quindi la lettura controvoglia si è palesata in corso di lettura, appunto. Perché ho cominciato di voglia favorevole, me lo sono andata a cercare il libro, dopo averne letto su vari giornali.
Fastidio, fastidio, confusione e noia. Alla fine del libro è quanto mi è rimasto addosso. Se volessi darmi una chance potrei dire che forse non l’ho capito, ma può anche darsi che semplicemente fosse contorto e basta. Una struttura così arzigogolata che ti butta addosso la sensazione di un’arida costruzione a tavolino. Un insistere su particolari presumibilmente scabrosi che non riesce a essere avvincente. Sarà il mio occhio di lettrice occidentale, mi dico. Ma forse non è solo quello. C’è un parlare al lettore che sembra diventato il Leitmotiv di molta scrittura contemporanea, e che non sempre riesce nel suo intento.
La trama mi è scivolata addosso così leggera che ne ho dimenticato praticamente tutto non appena ho richiuso il libro. I personaggi si smarriscono avviluppandosi in sé stessi. È stata una tale fatica portarlo a termine che avrei voluto appellarmi al famoso decalogo di Pennac ed esercitare il diritto a interromperne la lettura, ma forse mi dispiaceva avere buttato via dei soldi, mi infastidiva ammettere di essermi sbagliata, mi pesava tra le mani un’occasione sprecata. Però a volte me lo chiedo, chissà, rileggerlo fra qualche tempo, perché credo che ci sia un libro per ogni tempo e un tempo per ogni libro, e in questo caso magari non era il tempo giusto, insomma una menstruation fuori stagione, direi (Cettina Calabrò).
da LN-LibriNuovi 29 – primavera 2004