Stella Meravigliosa di Mishima Yukìo è ciò che si potrebbe definire, in prima approssimazione, una causa persa, ovvero un romanzo basato su un tema – la fede nell’esistenza degli UFO – che nemmeno gli autori di FS meno seri si sognerebbero di prendere in considerazione. Eppure Stella Meravigliosa, pubblicato a puntate nel 1962 nelle pagine di una rivista letteraria, ebbe all’epoca un buon successo pur essendo assolutamente privo di qualsiasi appeal fantastico.
Protagonista della vicenda è Osugi Jûichirô, un uomo mite ma, come tutte le persone poco abituate ad avere contatti con gli altri, contorto e impacciato.
Egli è il primo a incontrare, in una notte estiva, un disco volante. L’incontro, come si dice in questi casi, muterà radicalmente la sua vita e quella dei suoi familiari. Naturalmente a Mishima importa assai poco di arrivare a dare un’identità agli ipotetici piloti dei dischi volanti che appaiono con regolarità alla famiglia Osugi, ciò che è fondamentale per lui, e per noi lettori, è raccontare l’effetto di un’esperienza ultra- (o extra-) terrena (terrestre) su una famiglia media, esplorare gli esiti di una rivelazione ingombrante e, alla lunga, insostenibile.
Metafora nei panni di romanzo, Stella Meravigliosa è interamente giocato sul contrasto tra spiritualità e materia, fede e ordinario scetticismo. Naturalmente a essere vinti saranno, come è evidente già dalle prime righe, gli ingenui trasporti della famiglia Osugi, il buffo segreto della loro sognata origine extraterrestre, il complicato intreccio di desiderio e utopia che li ha uniti per anni.
A concludere la vicenda un ultimo incontro, che, sia pure per lo spazio di una sola notte, restituirà loro la speranza.
Non è difficile comprendere a chi vanno le simpatie e la comprensione dell’autore ma, quasi con penosa soddisfazione, è proprio Mishima a bersagliare la famiglia Osugi con sofferenze e dolori di ogni genere, a burlarsi della loro coerenza – che diviene spesso illusione e cecità – e chiedere loro conto della vita quotidiana. E così quella che all’apparenza sembra un’opera minore, quasi un errore o il frutto di una temporanea infatuazione, presenta ridotti all’essenziale i grandi temi dell’autore di Confessioni di una maschera: la sconfitta dell’innocenza, l’impossibilità di credere fino in fondo a un riscatto o alla possibilità di una salvezza, di un mutamento radicale che salvi il mondo dalla barbarie. Anche grazie alla lettura di questo romanzo “minore” si riesce a ricostruire il senso di un autore come Mishima Yukìo, a cogliere l’assoluta identificazione tra il suo mondo letterario e la sua personale visione del mondo, che, come tutti sanno, lo condurrà al suicidio.
Mishima Yuki, Stella meravigliosa
Guanda Fenici tascabili, 2008, pp. 203, € 9,00, trad. L. Origlia
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