Sôseki Natsume, del quale è tuttora disponibile da Neri Pozza Guanciale d’erba, ed il libro ritenuto il suo capolavoro, Il cuore delle cose, è considerato uno dei più grandi autori giapponesi del XX secolo.
Tutti e due i romanzi citati sono peraltro già apparsi in Italia editi ne «L’Ottava», una collana di Longanesi che aveva tra i curatori – particolare forse non poi così curioso – Franco Battiato.
Due romanzi apparentemente molto diversi, il primo la cronaca di un soggiorno in campagna di un poeta – pittore cittadino che si compiace della semplice bellezza della natura, il secondo un romanzo di formazione di un giovane con il racconto del suo rapporto con «il Maestro», un uomo che ha incontrato casualmente e che darà un’impronta definitiva alla sua vita.
Guanciale d’erba, nella traduzione di Lydia Origlia (riproposta da Neri Pozza) precede di otto anni Il cuore delle cose. Un romanzo di riflessioni, di attente osservazioni, di penetranti ritratti. Un testo nitido e immobile che ricorda lo Huysmans di À rebours (del quale è praticamente coevo) soffuso della stessa sottile pena e della stessa ansia di percepire. Una percezione dapprima ingenuamente indirizzata a una condizione di sovrana, artistica congiunzione con il mondo naturale, successivamente turbata dal mistero di altre presenze umane e dall’esigenza di ritrovare il distacco tanto attentamente ricercato.
L’inevitabile fallimento di ogni sforzo ha tuttavia il sapore di una vittoria: il sublime corteggiato nella poesia e nella pittura può vivere soltanto quando, alla stazione, davanti a lui «[…] lo sguardo di Nami e quello del soldato istintivamente si incontrano», quando Nami «è stranamente pervasa da un sentimento “compassionevole” che non avevo mai veduto in lei».
Soltanto le scomposte, disordinate passioni umane riescono ad accendere davvero l’attenzione dell’artista, anche se questi se ne ritrae spaventato. La riconciliazione tra vita e arte è possibile, anche se solo per un istante.
Il tema del contrasto tra sensibilità e necessità ritorna, più profondamente indagato, in Il cuore delle cose. Qui il giovane protagonista, studente, conosce un uomo più anziano e prende a frequentarlo. L’uomo – colto, raffinato, sensibile – ama discorrere e apprezza la compagnia del giovane ma un curioso pudore lo frena. Il giovane, pur frequentandolo, non riesce né a stabilire quale sia la sua occupazione né a comprendere molti dei riferimenti e delle oscure intenzioni che il suo interlocutore a volte esprime. Ma per lo studente il suo fascino è irresistibile, soprattutto paragonando la cultura e i modi cittadini del «Maestro» con quelli dei suoi genitori, gente di campagna, la cui attenzione si esprime più che con le parole, con le azioni. La frattura nella vita del protagonista sarà improvvisa e completa. La malattia del padre e la sorte del «Maestro», raccontata in una lunghissima lettera che occupa per intero la seconda parte del romanzo, porranno fine alla sua giovinezza. La realtà gli chiederà conto, come già è accaduto all’uomo che ha chiamato maestro, delle sue illusioni.
Il cuore delle cose, che è stato per decenni uno dei romanzi preferiti dai giovani giapponesi, riesce a rendere con estrema lucidità gli anni del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Il contrasto che già appariva in Guanciale d’erba è qui nettissimo: non è semplicemente possibile conservare l’innocenza dello sguardo, la fiducia nel futuro. Il mondo non ha pazienza né pietà e – la geniale costruzione concentrica del romanzo lo conferma – età dopo età siamo tutti chiamati ad accettare l’impallidire e lo spegnersi dei sogni.
È in quel momento che si afferma la coscienza della solitudine, condizione che, nella migliore delle ipotesi, può essere condivisa nella vita coniugale, ma senza illudersi di vincerla.
L’estrema attenzione di Sôseki per questo passaggio della vita nasce probabilmente dalla sua storia personale, raccontata nell’ottima introduzione di Gian Carlo Calza (Sôseki: la solitudine come arte) che è anche il traduttore del volume.
Sôseki Natsume è un autore tuttora poco noto in Italia, pur essendo un vero classico della narrativa giapponese. Un classico in realtà profondamente influenzato dalla letteratura occidentale, ricco di echi e di riferimenti alla tradizione del romanzo di formazione europeo. Un formidabile anello di congiunzione tra tradizioni letterarie molto diverse.
Sôseki Natsume, Guanciale d’erba
Neri Pozza, pp. 176, € 11,00
Trad. Lydia Origlia
Sôseki Natsume, Il cuore delle cose
Neri Pozza, pp. 240, € 14,00
Trad. Gian Carlo Calza
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