Negli anni ’30 l’ansia da futuro, ha stimolato la nascita di diverse opere narrative, non necessariamente considerate di sf, opere come R.U.R. di Karel Capek, Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley, La Notte della Svastica di Katherine Burdekin. In Germania nel 1932 Alfred Döblin (l’autore di Berlin Alexanderplatz) pubblicava un romanzo dal titolo Giganti (Berge, Meere und Giganten), ambientato nel terzo millennio dell’umanità. La ristampa italiana è apparsa negli Oscar Mondadori. Si tratta di un libro curioso, un manuale di storia futura dove non esistono personaggi ma solo nomi, quasi nessun dialogo, ma fatti, decisioni, eventi collettivi, sommosse, guerre, imprese leggendarie e allucinanti. Tema dichiarato del libro è il rapporto tra tecnologia e umanità e, come capita frequentemente in testi di questo genere, è praticamente impossibile non vedere in taluni fatti raccontati da Döblin un preannuncio o un’inconsapevole metafora di quella che è divenuta la nostra realtà quotidiana. Per citarne solo alcuni: l’opposizione città-campagna divenuta guerra civile, l’uso di armi strategiche, l’ingegneria genetica, la modificazione di climi e territori, la desertificazione, l’uso di alimenti di sintesi, e last but not least, la rovina della democrazia politica.
Il romanzo è purtroppo carico di difetti e incongruenze, è spesso involuto o predicatorio, scritto con uno stile a tratti enfatico e a tratti notarile (anche grazie a una traduzione non proprio brillante); alterna momenti di intensa drammaticità a lunghe fasi di stanchezza, ripetizioni, ingenuità e riferimenti oscuri, ma il febbrile impegno con il quale è stato steso, la potente suggestione di eventi e temi che annichiliscono la misera dimensione umana, l’incubo di un mondo condizionato dall’uso incontrollato di una tecnologia “imperiale” giustificano abbondantemente la sua esistenza. La nascita dei “Giganti” e la liberazione della Groenlandia dai ghiacci costituiscono il punto di rottura definitivo del precario equilibrio politico del terzo millennio e le pagine dedicate al sogno tecnologico infranto sono tra le più lucidamente deliranti dell’intero romanzo.
In base a una distinzione speciosa il libro di Döblin non può essere considerato di sf, ma un esempio di “romanzo di speculazione”. Con tutta la buona volontà io non sono riuscita a individuare un buon motivo per non recensirlo nello spazio dedicato al fantastico. Se non, forse, la considerazione che nessun lettore di LN si aspetterebbe di trovarvi un autore come Döblin… Beh, peggio per quelli che snobbano la sf.
Alfred Döblin, Giganti
Mondadori Oscar 1996, pp. XVI+396, € 7,23, trad. Cesira e Aldo Oberdorfer
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