Ecco un libro dal quale riesce davvero difficile separarsi.
«…La storia di Stella Raphael è una delle più tristi che io conosca. Stella era una donna profondamente frustrata che subì le prevedibili conseguenze di una lunga negazione e crollò di fronte a una tentazione improvvisa e soverchiante».
Siamo alla prima pagina e per un lettore come me il destino è già segnato (come quello di Stella): leggerò il libro fino alla fine per sapere il perché e il per come della tragedia ormai consumatasi. Patrick McGrath è uno degli autori per i quali si è coniato il termine Neo-Gotico, ma da dove sbuca la bizzarra definizione neo-gotico? Esistono talune regole formali che distinguono il romanzo gotico dalla consueta storia di fantasmi, soprannaturale o meno. Tra queste, il procedere a ritroso della narrazione – da un evento alle sue cause – costituisce una delle formule di maggior successo. Edgar Allan Poe utilizzava frequentemente questo genere di struttura, ipotizzando un io narrante che narra a posteriori ciò che è avvenuto, rammaricandosene e maledicendo gli eventi. Dopo di lui diversi altri autori hanno impiegato la medesima ricetta, tra gli altri (e si trattava di un’amorevole rivisitazione) Jorge Luis Borges. E, fuori dal campo strettamente letterario, anche Alfred Hitchcock ha costruito più di una sceneggiatura basandosi su una ricostruzione degli eventi, talvolta accortamente ambigua. McGrath non solo procede a ritroso, ma si avvale di un narratore non imparziale, legato alla protagonista da un rapporto ineguale e seduttivo come quello che lega paziente e analista. E nel corso della ricostruzione accade spesso al lettore di trovarsi a dubitare della buona fede del «caro, vecchio Peter», dubbio che, nel procedere della narrazione si fa sempre più sinistramente verosimile. Peter che ostacola la carriera del marito di Stella, che, nonostante gli apparenti sforzi, non può – o forse non vuole – interrompere la relazione tra Stella ed Edgar Stark, affascinante psicopatico criminale, Peter che scompare e ricompare, mellifluo e tanto sollecito, a fianco di Stella dopo ogni scatto del meccanismo infernale che la perderà. Lei, Stella, è sempre vista attraverso i suoi occhi: una creatura infantile e romantica, immatura ed egocentrica, alcolista, ninfomane, capace di slanci intensi ma di breve durata, una madre fallita e una moglie perniciosa. É lei la causa delle disgrazie del marito («…il povero Max», come lo descrive Peter) e la sua condotta sciagurata è alla base di tutte le disgrazie che avverranno nel corso della vicenda. Non so dire precisamente quando avvenga, ma c’è un momento nel quale il lettore comincia ad essere assalito dal sospetto. Forse è la sollecitudine sottilmente ipocrita, così perbene, “inglese” – verrebbe da dire – di Peter a mettere sull’avviso, o il fatto che, nonostante l’apparente logica delle sue considerazioni e della sua condotta, la vicenda di Stella e la disgrazia di suo marito finiscono per favorirlo, agevolando la sua carriera e mettendolo infine nelle condizioni di disporre della vita di lei. La proverbiale ipocrisia dell’ambiente britannico, il puritanesimo in salsa psichiatrica rendono più estremi ed enfatici i comportamenti “aberranti” di Stella, che, se appare una sciagurata ad una lettura affrettata, finisce per guadagnarsi l’inorridita simpatia del lettore. Ciò che è in gioco, in ultima analisi, è il diritto alla felicità, la possibilità di interrompere un legame che è anche vincolo sociale, condotta accettabile, in primo luogo per Stella, ma anche per Max, suo marito. Il romanzo di McGrath, dietro l’apparenza di un caso clinico estremo, nasconde la sostanza di un incubo culturale: la società che racconta, profondamente sessuofoba, non può che punire con l’esilio, la reclusione e la morte l’abbandono alla passione da parte di un membro della classe dirigente.
Siamo così tornati al punto di partenza, ossia al Gotico/Nuovo Gotico. La sua natura di genere profondamente “femminile”, contiguo al romanzo di sentimenti, è così confermata anche da McGrath con un’opera abile ed efficace, dai contorni apparentemente tradizionali, in realtà attualissima per le riflessioni che suscita sui confini della morale sociale e sulla funzione repressiva della pratica psichiatrica.
Patrick McGrath
Follia ( Asylum- 1996)
Adelphi 1998, pp. 294 € 18,00
Idem, gli Adelphi, € 12,00
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