Maschere di donna scritto nel 1958 da Enchi Fumiko, è stato edito da Marsilio nella collana di narrativa giapponese Mille gru. Attualmente non è disponibile presso l’editore ma si può ancora trovare nel sito feltrinelli.it
Protagoniste del romanzo sono tre donne: Mieko, madre di Akio, il marito appena scomparso di Yasuko; Yasuko stessa, la nuora che vive tuttora con lei, e Harume, sorella gemella di Akio e figlia di Mieko. Con loro due comprimari, gli amici Ibuki e Mikame, il primo sposato, il secondo celibe, ma tutti e due perdutamente innamorati di Yasuko.
Yasuko apparentemente ama Ibuki, al quale si concede in modo capriccioso, ma accetta di buon grado la corte di Mikame. I due uomini provano entrambi una bizzarra e inspiegabile avversione/attrazione per il rapporto che lega Yasuko e Mieko, un rapporto di sensuale complicità che lascia sospettare un amore lesbico. Con le due donne vive la misteriosa Harume, bellissima ma mentalmente ritardata, creatura lunare che raffigura perfettamente un modello disincarnato e statico di beltà femminile.
In apparenza le ambiguità, le oscillazioni, le menzogne, le contorsioni e i sotterfugi di Yasuko e Mieko sono manifestazioni del consueto comportamento «femminile», ma la spiegazione reale della loro condotta (alla quale il libro rimanda già dal titolo) è fortemente legata ad alcuni personaggi femminili del Genji monogatari (Storia di Genij il principe splendente, Einaudi) e in particolare al personaggio di Rokujô, la poetessa e dama di corte amata e poi abbandonata da Genji.
Rokujô, incapace di trovare un conforto durevole nella poesia, esattamente come era stata incapace di
… concedersi al totale abbandono in un uomo
(motivo per il quale il principe l’ha abbandonata), diviene un modello per la matura Mieko, decisa a diventare
… un genere di donna eternamente temuta dagli uomini, possibile proiezione dei mali insiti nella natura maschile…
indossando virtualmente la maschera di Ryô No Onna, nel teatro nô personificazione dello spirito vendicativo di una donna tormentata da un amore non corrisposto.
Dotato di una rara potenza evocativa e di una eccezionale raffinatezza formale, Maschere di donna è un romanzo gelido e inquietante che mette in scena con asciutta intensità il contrasto tra la sensibilità contorta e ferita di Mieko, pronta a sacrificare quanto ha di più caro pur di non abbandonare la propria maschera di nemesi – e con essa la ragione della propria esistenza – e la leggera, superficiale sicurezza degli uomini, incapaci di immaginare la maniacale intensità dell’odio di una donna ferita e umiliata.
Romanzo certamente arduo, soprattutto per il lettore occidentale che non abbia nozione del romanzo di Murasaki Shikibu (dal quale è nato il teatro nô), Maschere di donna è una formidabile testimonianza narrativa di una separatezza (sessuale, ma anche di storie, destini e modi di concepire l’esistenza) legata a un passato remoto, dal quale sembra impossibile liberarsi. La vendetta di Mieko, consumata fino al termine, sarà anche il motivo del suo smarrimento, la prova definitiva della sterilità del suo odio.
Ma nulla avrebbe potuto essere diverso e la nascita di un bambino dall’inconsapevole Harume lascia il romanzo aperto a un nuovo ciclo o a una rottura definitiva col passato.
Come sempre preziose e ben curate le note e l’introduzione che consiglio vivamente di leggere a chi si accosta al testo.
Fumiko Enchi, Maschere di donna
Marsilio, Letteratura Universale, Mille Gru pp. 207, € 13,00
Trad. G. Canova Tura, Prefazione M. T. Orsi
L’illustrazione è tratta da un manoscritto giapponese del Genji monogatari risalente al sec. XVII (conservata presso biblioteca di Stato di Monaco di Baviera)
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