Antonio Tabucchi
Tristano muore
(Feltrinelli)
La vita all’estremo confine, sulla soglia dell’ultimo passaggio.
La morte che dà lucidità e distacco, che rende generosi e sinceri. Che taglia nettamente le esitazioni e i dubbi inutili. La morte che seduce con la sua semplicità e la sua onestà, che non lascia aperta altra strada che quella della verità. Ma verità e realtà non coincidono, non sono fatte della stessa materia. La verità è soggettiva, scivola via dallo sguardo, si sfoca e si moltiplica nei ricordi.
Tristano muore raccontando – la morte amica che tutti desideriamo –, l’amico scrittore annota, insegue ricordi che sono immagini ma anche pensieri, giudizi, contraddizioni, esitazioni, paure e attimi di coraggio quasi involontari.
Tristano è stato un eroe, un combattente per la libertà, ma nel ricordo il ritmo delle sue azioni si spezza in un’infinità di fotogrammi immobili. La vicinanza della morte dilata il tempo delle parole e delle immagini e rallenta anche la percezione della vita trascorsa Le esitazioni – nella guerra come nell’amore – i silenzi, le assenze moltiplicano il tempo già trascorso, ne fanno un labirinto dal quale non si può evadere neppure grazie alla lucidità dell’agonia.
La storia di Tristano si sovappone a quella del secolo appena trascorso. Un secolo attraversato con la testa piena di decisioni già prese ma vissuto esitando, quasi con sorpresa.
Non si ha fretta di finirlo, questo Tristano muore. Il suo ritmo trasognato, a volte bruscamente sardonico e penetrante obbliga alla riflessione. La scelta accurata delle parole, le immagini suggerite, cariche di una nostalgia stupita inducono al ricordo. Un libro lento e prezioso (Giulio Artusi).