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    TerraNova

    V. Catani – L’essenza del futuro

    • di Massimo Citi
    • Dicembre 20, 2007 a 6:14 pm

    Vittorio Catani
    L’essenza del futuro
    Perseo
    € 30,00

    Non è un libro facile da trovare in libreria e non ha un prezzo trascurabile, anzi.
    Ma si tratta di seicento e passa pagine che non solo non dovrebbero essere trascurate dal lettore di fantascienza ma – parere del tutto personale, lo ammetto – neppure dai più attenti lettori di narrativa nazionale.
    Vittorio Catani, classe 1940, è stato tra i più convinti assertori di una «via italiana» alla fantascienza, una convinzione che ha coerentemente animato il suo lavoro, pagina dopo pagina, in narrazioni – romanzi, novelle, racconti e miniracconti in gran parte raccolti in questo L’essenza del futuro – ma anche nei suoi interventi, articoli, discorsi e conferenze. «Via italiana alla fantascienza» per lui e per altri autori degli anni Sessanta e Settanta significava immaginare una letteratura d’anticipazione più attenta agli aspetti sociali, psicologici e personali del «futuro» piuttosto che alla pura e semplice proiezione di possibilità tecnologiche. Una fantascienza «morbida», interessata a definire i contorni di un «malessere da futuro» piuttosto che a celebrare i fasti terrificanti o grandiosi di un avvenire materiale. Una sensibilità bizzarra o poco appropriata negli anni Sessanta, anni di impetuoso sviluppo economico e tecnologico, ma che raggiunse esiti narrativi notevoli. È del 1964 la «storica» antologia I labirinti del terzo pianeta a cura di Gilda Musa e Inísero Cremaschi, con racconti, tra gli altri, di Libero Bigiaretti, Lino Aldani, Mario Soldati e Franco Enna, nella cui prefazione Cremaschi scrive:

    Perché science fiction (o fantascienza, o scienti-narrativa) italiana. Rispetto alle sorelle «maggiori» americana o sovietica, l’italiana ci sembra meno evasiva, meno didascalica, meno consolatoria, meno retorica, meno frustrata. Capovolgendo al positivo: è spesso ironica, scaltra, orgogliosa […] allusiva, satirica, demistificatoria, problematica.

    Qualcosa di più di una semplice osservazione, più appropriatamente un programma o un «manifesto».
    Ma in Italia la fantascienza è «genere», snobbato dai (non moltissimi) forti lettori e osteggiato da un milieau culturale cresciuto alla scuola di un «impegno» che è spesso pratica di conformismo politico. Gli stessi appassionati di sf non apprezzavano troppo la produzione nazionale tanto che per anni gli autori italiani debbono pubblicare con pseudonimi anglosassoni. Gli esiti editoriali e commerciali di questa nuova fantascienza italiana furono scarsi e limitati a un pubblico avvertito.
    Vittorio Catani cominciò a scrivere sf nel 1962, e si può supporre sia stato abbondantemente «contaminato» da questa visione peculiare della fantascienza. La sua prima antologia, pubblicata nel 1972 da «Galassia» contiene il racconto Breve eternità felice di Vikkor Thalimon, ambientato in un lontano pianeta extrasolare ma che ha al centro un tema – il rapporto tra morte e coscienza – che lo pone a pieno diritto nella categoria della «fantascienza problematica» alla quale fa riferimento Cremaschi. Col tempo Catani aggiunse alle sue narrazioni una tensione politica che trovò la sua prima e potente espressione nel racconto Il pianeta dell’entropia, pubblicato nel 1977 da «Robot» e che ritorna, arricchita da spunti no-global nel suo lungo romanzo inedito Il quinto principio.

    La seconda metà degli anni Settanta è per la sf un momento di forte sviluppo e insieme di feconda crisi. In veste di osservatore sociale la fantascienza ha anche nei paesi di lingua anglosassone una sua breve ma felice stagione. Alcuni tra i maggiori interpreti di questa «nuova» sf sono autori come U.K. Le Guin, Norman Spinrad, Robert Silverberg, Samuel Delany, John Brunner. Per un breve periodo la fantascienza arriva a proporsi come letteratura non più semplicemente «stimolante» negli incubi narrativi di autori come P.K.Dick, J. Ballard, A. Bester, T. Sturgeon, W.Tevis, M.Resnick e pochi altri, ma collettivamente «adulta», interprete coerente e adeguata di un mondo in rapida trasformazione.
    Si tratta, per l’appunto, di una breve stagione. A simbolica chiusura del periodo l’uscita del feuilleton cinematografico di George Lucas Star Wars, trasposizione su sfondo sf di un’epica schiettamente fantasy.

    Vittorio Catani tra il 1979 e il 1984 attraversa un apparente lungo periodo di silenzio. In realtà mentre la piccola editoria di genere conosce una profonda crisi, pubblica racconti e articoli presso fanzine ed è tra i fondatori di una f-zine, «THX 1138» che pubblica alcuni gloriosi numeri. Ritorna a un pubblico più ampio nell’agosto del 1984 con il racconto Due volte vedova di te, dove illustra le terrificanti implicazioni di un rapporto d’amore che non si rassegna al suo termine naturale.
    Mentre la fantascienza attraversa un periodo di stagnazione che si conclude con una parziale palingenesi nel fenomeno cyberpunk, Catani è in piena attività fino a vincere nel 1990 il neonato premio Urania con il romanzo Gli universi di Moras (che non appare in questa antologia destinata a raccogliere soltanto racconti), un’allucinata e originale variazione sul tema degli universi paralleli dove appaiono nitidamente i temi a lui più cari: la fatale instabilità/ambiguità del mondo reale, la «fame del corpo», intesa come ossessione carnale e, nel contempo, desiderio di comunione mentale e, infine, la sensibilità per i temi ambientali.
    È di quegli anni (1986) un racconto esemplare quanto a capacità di prefigurare il futuro della commercializzazione della vita intima: L’angelo senza sogni, testo disperatamente feroce ma non privo di un vivace humour nerissimo che – fenomeno raro in Italia – impronta gran parte della sua produzione.

    Tra il 1984 e il 2007 Catani pubblica una sessantina di racconti, quattro romanzi, quattro raccolte di racconti, due volumi di saggistica, scrive recensioni, partecipa a convegni e incontri, è curatore di antologie, tiene un rubrica fissa su «La Gazzetta del Mezzogiorno», collabora con «Villaggio Globale», trimestrale di ecologia e con le riviste telematiche Carmilla e Fantascienza.com, a testimoniare un’attività e una vivacità intellettuale non proprio comunissima tra gli scrittori italiani, di genere o meno. Trova anche il tempo per scrivere un quinto romanzo, tuttora inedito, Il quinto principio che, letto in anteprima, risulta probabilmente una delle sue opere più impegnative e stimolanti.

    All’inizio di questo articolo avevo suggerito la lettura di questa antologia non soltanto agli amanti della fantascienza, ma ai lettori di narrativa italiana tout-court. Un’affermazione impegnativa, me ne rendo conto, e che merita qualche breve, ulteriore, spiegazione.
    Vittorio Catani è un autore di sf decisamente «sui generis». Si potrebbe giungere ad affermare che fa parte di quel ristrettissimo gruppo di scrittori (alcuni nomi potrebbero essere: S. Lem, R. Bradbury, oltre ai già citati P. K. Dick, J. G. Ballard, W. Tevis) che vivono in equilibrio tra la il genere e la narrativa senza ulteriori definizioni.
    In ogni suo testo – dal miniracconto al romanzo – emergono costantemente sensibilità e attenzione ai problemi del mondo contemporaneo. Nelle sue pagine la fantascienza, genere per alcuni «infantile e disimpegnato», diventa testimonianza del tempo e incisiva metafora del reale. Leggere un suo racconto è un piacevole esercizio di coscienza, un modo per «ricordare» il mondo nel quale si sta vivendo e che troppo spesso si tende a dare – colpevolmente – per scontato.

    Nota:
    Il libro L’essenza del futuro fa parte della collana «Narratori europei di Science Fiction», edita da Perseo Libri. Ordini e richieste di informazioni al sito: http://www.elaralibri.it/- e-mail elara@elaralibri.it.

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