di Silvia Treves
Fra qualche giorno Richard Matheson compirà 86 anni. La sua prima storia fu pubblicata 60 anni fa. Suoi sono alcuni dei romanzi o dei racconti che hanno fatto la storia della fantascienza, e a quei romanzi si sono apertamente ispirati numerosi film cult: Io sono leggenda, ad esempio, che ha avuto almeno tre trasposizioni cinematografiche, Someone is bleeding (la sua prima storia, appunto) da cui è stato tratto il film The box (ma il racconto era molto più ambiguo e meno spiegato), Hell House (a cui, pare, si sia ispirato anche King per Shining), I’m Helen Driscoll (che diventò per il cinema Echi Mortali, con Kevin Bacon… suoi sono i soggetti di numerosi episodi ormai classici di Twilight Zone (dal racconto Steel e Incubo a 6000 metri), suo è il grandioso romanzo 3 mm al giorno e anche Prey, diventato uno degli episodi di Trilogia del terrore, quello in cui Karen Black viene perseguitata da un idoletto polinesiano malefico). Insomma, sei decenni di onorevolissima carriera basata sul rovesciamento del senso comune: che cosa succederebbe se, in un mondo di vampiri l’unico umano rimasto venisse considerato un «diverso» pericoloso? Quanto sarebbe spaventoso il mondo per un uomo che rimpicciolisce di tre mm al giorno? Che cosa faresti se ti proponessero di guadagnare un milione di dollari semplicemente premendo un bottone (e provocando la morte di uno sconosciuto che abita chissà dove)? Davanti a uno come Matheson c’è solo da togliersi il cappello.
Ma Matheson non intende riposare sugli allori: sta trasponendo in musical il suo romanzo Appuntamento nel tempo (Bid Time Return, da cui fu tratto il film Ovunque nel tempo con Christopher Reeve e Jane Seymour) e ha da poco terminato Altri regni, un fantasy ambientato nella provincia inglese subito dopo la Prima guerra mondiale, tradotto e pubblicato mesi fa da Fanucci.
La storia è rievocata dall’anziano e famoso autore di horror Alex White (che, con l’ovvio pseudonimo di Arthur Black, scrive horror raccapriccinati). La storia di White è diversissima dalle solite storie di Black, è romantica, agreste, fantastica. Ma soprattutto è vera e autobiografica. Giovane soldato americano, Alex viene mandato a combattere in Europa, dove conosce il coetaneo Harold, con cui stringe una di quelle grandi amicizie che possono nascere soltanto in trincea. Prima di morire, Harold gli strappa la promessa di andare a visitare Gatford, il suo villaggio natale, pieno – a quanto dice – di ogni bellezza del creato. Deciso a mantenere la promessa, Alex scopre che Gatford è effettivamente tale e quale l’ha descritta Harold. Anche di più, in un certo senso… Perché Gatford è un posto davvero sorprendente, splendidamente famigliare ma anche molto alieno. «Per via della piccola gente» gli spiegano un paio di paesani dispiaciuti che quel giovane pollo di città si metta nei pasticci. Purtroppo, oltre che cittadino, Alex è soprattutto americano. E gli americani non credono alla piccola gente… Alcuni abitanti di Gatford faranno cambiare idea ad Alex: Magda Variel, vedovella disponibile e lussuriosa ed eccentrica, nonché madre inconsolabile di un eroe di guerra guarda caso proprio dell’età di Alex, la piccola, meravigliosa Ruthana e il dichiaratamente ostile fratellino… Tutta gente felicemente immersa nel proprio mondo agreste, che però si rivela sempre meno idilliaco e dorato…
Una storia ben raccontata che però è decisamente differente da quelle più inquietanti e toccanti a cui Matheson ci ha abituato. Ho per Matheson una dichiarata ammirazione e un profondo rispetto, cresciuti nel tempo da quando ho letto, ragazzina, Io sono Helen Driscoll, così ho aperto Altri regni con una aspettativa che si è tramutata in una divertita, amichevole perplessità scoprendo che questa volta il suo famoso «rovesciamento» era un po’ easy. I personaggi sono spesso poco caratterizzati, o almeno connotati soprattutto da alcune caratteristiche ben precise, con poche sfumature; gli abitanti di Gatford, gli umani e gli altri, sono poco più che nomi. Tuttavia il personaggio di Alex, benché descritto in prima persona, e quindi da un narratore molto indulgente, lascia intravvedere tratti di puerilità e di egocentrismo che lo rendono ben diverso dal solito piccolo eroe finito in questa terra di Mezzo poco gloriosa. Non è simpatico, verrebbe voglia di prenderlo a calci, ogni tanto e di chiedergli: «Ma come fai a non capire mai niente degli altri?» E quando hai il lettore ha voglia di mandare a quel paese di il protagonista vuol dire che – almeno un po’ – l’autore ci ha azzeccato.
D’altra parte, non si può pretendere di più dalla gente: le fate sono sfuggenti, le streghe ammaliano e non si concedono, la piccola gente è dispettosa, nessuno di loro è disposto a mettersi in gioco con un semplice, ordinario umano. Quanto a noi, somigliamo troppo ad Alex per farci una bella figura.
Altri regni si legge volentieri, anche se alcune digressioni avrebbero potuto tranquillamente essere evitate. È ben lontano dall’ intensità tutta umana di I’m a legend o di I’m Helen Driscoll. ma uno mica vuole sempre tuffarsi in profondità.
Qui un dossier sulla filmografia di Matheson.
Richard Matheson
Altri regni
Fanucci, pp. 304, € 16,00
Trad. Maurizio Nati