Alla fine degli scambi, però, bisogna fare un bilancio, e si rimane un po’ perplessi, specialmente se si è degli affezionati amanti della giallista francese. Forse per abitudine, forse solo per inerzia conservativa e pigrizia di lettore, tutti gli scambi sembrano finire in perdita: gli Imperatori non sono neppure lontanamente paragonabili agli Evangelisti, Adamsberg è personaggio decisamente più complesso di Valence, e Ruggieri neppure lontanamente assimilabile a Danglard. Roma sembra essere stata scelta come palcoscenico solo per la necessaria ambientazione vaticana, ma questo lascia ancor più l’amaro in bocca, dopo che l’uragano Dan Brown ha già abusato, sia in libreria che al cinema, dei misteri pontifici e vaticani. Possibile che una scrittrice come Fred Vargas sia scesa a compromessi così meschini con la logica perversa di Angeli e Demoni?
Un minimo di indagine, e molte risposte arrivano a giustificare, se non proprio ad assolvere completamente, la giallista parigina. L’indagine può limitarsi al colophon del romanzo, dove, a fianco del logo di copyright della Giulio Einaudi Editore s.p.a. l’anno 2010 splende coerentissimo con i calendari appesi in ogni dove, ma rimane fortemente stridente con l’altra «c» cerchiata, quella delle Editions Viviane Hamy: quel simboletto d’oltralpe è infatti seguito dall’anno 1994. Questo dovrebbe voler dire che questo
Prima di morire addio è nuovo per i banchi di vendita italici, ma vecchio abbastanza da essere quasi in età di voto per le librerie francesi. La rivelazione sconvolge gran parte dei giudizi severi nei confronti della Vargas: il romanzo è evidentemente ancora acerbo, prequel e non sequel della produzione vargasiana degli anni Novanta e Duemila. Gli Evangelisti hanno probabilmente fatto seguito agli Imperatori, e non viceversa: Adamsberg comparirà solo due anni dopo (nel 1991, nel romanzo
L’homme aux cercles bleus) e per quel che ne sappiamo, il risultato finale di Valence, troppo alto e troppo bello, potrebbe essere stato tanto sgradito al pubblico o all’autrice da far sì che il nuovo protagonista avesse tutte le caratteristiche fisiche e psicologiche opposte. E soprattutto, per chi ha a cuore la salvaguardia della stima nella Vargas, gli Angeli e Demoni dovevano ancora essere inventati dalla penna di Dan Brown.
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L’autrice |
A uscirne un po’ meno bene è la Einaudi. Il progetto di tradurre e pubblicare tutte le opere di Vargas è meritorio, almeno per chi ama la scrittrice: e sarà indubbiamente remunerativo. Ma non sarebbe corretto rendere un po’ più esplicita la differenza tra il mettere in stampa un’opera recente e una vecchia di sedici anni? Solo per correttezza verso il lettore, che peraltro acquisterebbe comunque il libro, se vuole acquistarlo: chi legge la Vargas non cerca certo nelle sue pagine le ultime notizie di cronaca. Del resto, giusto un anno fa Einaudi aveva pubblicato tre racconti del 2002, naturalmente senza palesare troppo la cosa in quarta di copertina; ma lì lo scandalo era ancora più gretto e direttamente misurabile: il libro era una sottiletta di neanche cento pagine, eppure ci volevano lo stesso tredici euro per portarli a casa.
Se continua così, c’è da augurarsi, come lettori, di affezionarsi ad autori che riescano a raggiungere il giusto livello di notorietà per essere pubblicati e tradotti, ma non tanto di più; perché sennò le operazioni commerciali di contorno riescono ad invelenire persino un giallo come questo, che pure usa – forse non caso – la cicuta come arma del delitto.
Fred Vargas
Prima di morire addio
Einaudi Stile Libero Big, 2010, pp. 196, € 16,50
Trad. Margherita Botto
Qui breve biografia dell’autrice