Harry Bernstein e sua moglie Ruby si sono conosciuti nel 1935. Innamoratisi praticamente subito, come succede nei bei film, hanno continuato a vivere uno accanto all’altra completandosi vicendevolmente sino a quando Ruby è venuta a mancare. Una storia finita troppo presto perché è davvero troppo presto se si sono passati sessantasette anni di vita fianco a fianco. È troppo presto anche se siamo ultranovantenni. Harry, suo coetaneo, per colmare il vuoto lasciato da quella capitale presenza ha ripreso il suo colloquio con la scrittura narrativa, interrotto per ragioni economiche molti anni addietro, e ha iniziato a raccontare prima di sé poi di loro. Immancabilmente: perché Ruby rimane la pagina più importante della sua vita. Sviluppato sul filo della memoria arriva così il terzo romanzo di questo insolito debuttante che guarda al secolo d’età. Scorrevole, ordinato, rivive a capitoli alterni episodi della giovinezza della coppia che vanno dal fidanzamento ai primi anni di matrimonio, episodi cui fanno da controcanto i malinconici ma mai melodrammatici capitoli sugli ultimi giorni di Ruby e su quelli successivi dell’assenza. A sfondo di tutto appunto il giardino dorato, ovvero il giardino della loro casa nel quale amavano ancora passare il loro tempo assieme e in cui avevano piantato un salice dorato che li riportava indietro nel tempo perché proprio quel genere di albero aveva fatto loro da alcova in un’avventura di gioventù.
Se il libro fosse un’opera di fantasia di un autore nel fiore degli anni lo definirei carino, poco altro. Anche fossero memorie in «tempo reale» direi lo stesso. Aneddoti ben scritti ma mai travolgenti anche se aprono squarci interessanti sulla vita dell’America di qualche decennio addietro rivista con un occhio bonario, ormai imperturbabile alle spigolature più forti. Più un racconto fatto a veglia in qualche sera d’inverno che un romanzo nel senso completo del termine. Certo le ansie dell’autore incompreso sono meno toccanti che in altri resoconti: penso a Fante, Miller, Bukowski. Lì c’è poesia, terribilità del vivere. Conflitto. C’è una galassia di emozioni. Qui ci sono piccole cose ma preziose che si fanno leggere in modo limpido. Pensare appunto che quello che ci troviamo davanti è il resoconto reale di una passione coniugale durata oltre mezzo secolo mi fa montare nel petto una tenerezza nuova e la voglia di scoprire le pagine anche degli altri ricordi di Bernstein. Perché a volte giocare con la propria memoria e tirarne fuori i cassetti più ordinati è il regalo ed il viatico migliore che si può fare agli altri. Anche se non siamo Fitzgerald o qualche altro mito dell’America.
Harry Bernstein,
Il giardino dorato
Ed. Piemme 2009,
€ 17,00, pp.233
Trad. Velia Februari.
Da LN-LibriNuovi 10.2 – giugno 2010