di Massimo Citi
Quasi a rispondere ai Mondi paralleli di Michio Kaku, un saggio dai toni a tratti forse fin troppo entusiasta sulle magnifiche sorti e progressive dell’indagine fisica contemporanea, è uscito questo Neanche sbagliata di Peter Woit, un controcanto in tutti i sensi ai (troppo?) facili entusiasmi di Kaku.
Se per il divulgatore nippo-statunitense, infatti, sono imminenti nuove e sconvolgenti scoperte grazie all’uso di acceleratori di particelle sempre più titanici, la Teoria M sulla struttura fine dell’universo, basata sullo sviluppo della teoria delle stringhe è data – salvo che per pochi insignificanti particolari – per acquisita e definita e siamo ormai ai confini di una nuova grandiosa rivoluzione della conoscenza, per Woit, viceversa, gli acceleratori non verranno mai costruiti a causa del taglio generalizzato dei fondi per la ricerca, la Teoria M è un insieme indefinito, zoppo e autocontraddittorio mentre la fisica è da tempo impantanata in una crisi di prospettive e di ipotesi. Peggio, secondo Woit il problema fondamentale della fisica contemporanea è quello di elaborare modelli sempre più raffinati, sofisticati (e arbitrari) avendo rinunciato all’evidenza sperimentale a vantaggio di forme di speculazione filosofico-matematiche che hanno ben poco a che vedere con il metodo scientifico.
«Das ist nicht einmal falsch» [non è nemmeno sbagliato] la frase attribuita a Wolfgang Pauli che dà il titolo al libro, è da tempo entrata nell’uso quotidiano nel mondo dei fisici:
Un’idea scientifica «neanche sbagliata» è così incompleta da non poter essere utilizzata per formulare previsioni da poter poi confrontare con l’esperienza e verificarne in questo modo la veridicità
Tale frase è per Woit un sintetico giudizio sulla Teoria M e su tutto ciò che ruota intorno alla teoria delle stringhe, un corpus di speculazioni matematiche che puntano sì a modellizzare la struttura profonda dell’universo ma avendo escluso in partenza la possibilità e l’opportunità di verifiche sperimentali. Elaborare teorie che non ammettono controllo è, secondo Woit, il problema fondamentale dell’elaborazione fisica contemporanea.
Wolfgang Pauli |
Che la struttura fine della materia sia controintuitiva lo si sa da quando il principio di indeterminazione di Heisenberg ha posto un limite invalicabile alla sua osservabilità, ma che taluni aspetti della teoria delle stringhe comportino la necessità di postulare un numero variabile (talvolta arbitrariamente variabile) di dimensioni aggiuntive – «arrotolate» a livello subatomico e virtualmente inosservabili – è, per Woit, una patente dimostrazione della sua inadeguatezza a rappresentare il reale.
D’altro canto il costante calo degli investimenti nella ricerca e la crescente difficoltà di controllo e verifica dell’impressionante mole di lavori che appaiono sulle principali riviste del settore – problema che non riguarda ovviamente la sola ricerca in fisica teorica e in matematica – rende estremamente problematica la possibilità di un rilancio della ricerca.
Woit non è in grado – e non si candida – a offrire soluzioni o facili vie di uscita. Il suo pamphlet è innanzitutto un richiamo, a tratti aspro e sardonico, a un «fare scienza» che rimanga ancorato al modello sperimentale, L’abbandono della sterile speculazione intrecciata intorno alla teoria delle stringhe libererebbe energie e talenti adesso obbligati a modellizzare ulteriori dimensioni per accontentare il chairman di turno, afferma Woit.
Praticamente impossibile, per il lettore non addetto ai lavori, giungere a maturare una propria posizione sensata. Che la fisica teorica contemporanea sembri seguire, da qualche tempo a questa parte, una deriva speculativa a tratti oscura e inafferrabile non è forse soltanto una sensazione, ma l’insufficienza degli strumenti matematici di chi scrive e della stragrande maggioranza dei semplici cittadini interessati al tema costituisce un ostacolo oggettivo a una presa di posizione informata.
Peter Woit |
È però vero – e questo costituisce uno dei grandi pregi del volume di Woit – che senza una riflessione più ampia sull’organizzazione sociale della ricerca scientifica e sulle reali metodiche dell’operare scientifico nel mondo contemporaneo diventa impossibile postulare un progresso reale delle conoscenze. Ciò che il volume di Woit sottolinea con forza, in sostanza, è che all’interno della struttura chiusa e verticistica di una scienza pubblica contemporanea sempre più povera di risorse, la speculazione tende fatalmente a sostituire la sperimentazione, l’ipotesi non provata e non probabile soppianta l’evidenza, l’inquadramento contrattuale prevale sull’attività.
Il progresso si è fermato, afferma Woit, perché mancano le risorse e le gerarchie universitarie si sono cristallizzate facendo sì che il loro compito sia divenuto quello di strologare piuttosto che indagare. Un quadro francamente allarmante, tanto più quando tornano presenti e minacciosi gli aspetti più irrazionali del pensiero mistico e religioso, con i loro necessari annessi di intolleranza, fanatismo e violenza.
Peter Woit
Neanche sbagliata
Codice
€ 23,00
trad. A. Migliori, F. Lonegro
da LN-LibriNuovi on line