di Massimo Citi
La sensazione di una fine imminente, di una palingenesi che debba necessariamente passare attraverso un’immane sciagura collettiva è un sottile filo nero che collega alcuni autori e alcuni titoli di area anglofona usciti in questi ultimi anni. Una varietà narrativa del «millenarismo» che non è certo una novità per le letterature inglese e nordamericana, dove gli esempi nel campo della letteratura maggiore e delle letterature di genere sono letteralmente innumerevoli. Da Daniel Defoe fino a James Ballard e Margaret Atwood, l’estetica dell’apocalisse come fine e nuovo inizio è stata quasi un genere a parte, un peculiare approccio al reale. In un mondo prossimo alla fine gesti e parole assumono nuovi e più intensi significati, acquistando un valore profetico e rivelatore.
Nella letteratura dell’Ultimo Giorno è facile riconoscere, correlata alla suggestione della fine, una forte pulsione etica che – almeno negli autori maggiori – raramente degrada in moralismo. La fine del mondo è anche la fine dell’ingiustizia, della ricchezza, delle miserie morali. «Is the end of the world as we know it (and I feel fine) – È la fine del mondo così come lo conosciamo (e io sto benissimo)», cantano i R.E.M., reinterpretando beffardamente il puritanesimo connaturato all’American Way of Life.
Maggie Gee, autrice di un romanzo (Il diluvio, The Flood) dalle risonanze inevitabilmente bibliche, non si discosta eccessivamente dalla traccia segnata dagli autori venuti prima di lei. A cominciare dalla scelta di accompagnare contemporaneamente le vicende di diversi personaggi, offrendo al lettore uno sguardo d’insieme della realtà londinese del prossimo futuro inconsapevolmente sull’orlo del nulla.
Il Diluvio fa la sua comparsa fin dalle prime pagine del libro, onnipresente ma non (ancora) allarmante. Una lunga stagione inclemente, un’uggiosa pioggia persistente, rari momenti di sole, i quartieri poveri allagati e i quartieri residenziali dove tutto funziona ancora. A guidare il paese un leader fatuo, ambizioso e cinico – trasparente alter ego di Tony Blair – impegnato in un’interminabile guerra in Medio Oriente. La Gran Bretagna de Il diluvio è un paese stremato dal terrorismo, senza alcuna prospettiva che non sia la semplice difesa dello status quo e delle condizioni di vita privilegiate delle classi superiori. Né le confuse velleità radicali di pochi intellettuali né l’estremismo straccione e integralista degli adepti alle nuove fedi riescono a minacciare seriamente il potere del leader, né – tantomeno – a penetrare la fortezza mediatica che circonda e difende lo stile di vita delle élite. Gee rappresenta questa frattura sociale in una forma sensibile: l’acqua che invade le periferie e i suburbian mentre non riesce a raggiungere le case dei ricchi.
Maggie Gee |
Tensioni, scontri e intolleranze si incarnano nei personaggi del romanzo, ciascuno dei quali è chiamato a mettere in scena un problema sociale e politico: la madre separata, la bambina disturbata con la madre superimpegnata, il conduttore del programma televisivo di successo, l’anziana vedova con il figlio carcerato, la ragazza-bene che progetta gesti di ribellione esemplari, il capo di una setta integralista… Personaggi irrigiditi a definire un quadro sociale in rapido disfacimento e il cui fallimento personale è un preannuncio e insieme una conseguenza del naufragio del modello di sviluppo occidentale. È proprio la rigidità dei personaggi e una certa irresolutezza nella chiusura a rendere il romanzo meno riuscito di quanto le premesse lasciassero sperare. Gee disegna un quadro molto ampio e articolato ma, passati i due terzi del libro, è costretta a chiudere un po’ troppo frettolosamente storie e vite e il suo romanzo finisce per assomigliare a un affresco con larghe zone lasciate in forma di abbozzo.
Il diluvio è un romanzo nato da un forte sentimento di indignazione ed è un tentativo di rappresentare in forma narrativa un’emozione profondamente politica. Ma il contrasto tra l’intento di denuncia e la libertà del narrare emergono costantemente nelle sue pagine finendo spesso per rendere meno efficace e potente la rappresentazione del tramonto del «nostro» mondo.
Maggie Gee
Il diluvio
Spartaco 2005,
pp. 320, € 16,00
trad. G. Giri