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    TerraNova

    Utopia vs. Distopia: due romanzi su una fine possibile

    • di Massimo Citi
    • Febbraio 2, 2013 a 8:31 am

    di Massimo Citi

    Una forma piuttosto particolare di Utopia/Distopia parte dal presupposto che sia il retaggio biologico della specie a rendere impossibile qualsiasi forma di progresso e di diritto alla felicità.
    Molti tipi di superuomini, o più correttamente post-uomini, hanno attraversato la storia della fantascienza, raramente «simpatici», spesso petulanti e/o banali. Da ricordare gli Slan di A.E. Van Vogt, post-umani telepati incompresi e bistrattati, Uomo Più di Frederick Pohl, «super-umano» parzialmente artificiale e drammaticamente struggente o ancora Sogna Superuomo di John Brunner, racconto intenso di una dote che porta con sé solitudine ed estraneità.

    A ipotizzare una nuova umanità (e a vincere il premio Nebula 2001) ha provato anche Greg Bear con il romanzo Il risveglio di Erode, Fanucci «Solaria Immaginario» (Darwin’s Radio, 1999, trad. Maurizio Nati).
    Affascinante ipotesi di partenza del romanzo è che i retrovirus incorporati nel DNA umano costituiscano in realtà meccanismi promotori di un’evoluzione che procede per accelerazioni improvvise, determinando letteralmente nel passaggio da una generazione all’altra la nascita di nuove specie. A ipotizzare il meccanismo, ovviamente osteggiati dalla comunità scientifica internazionale, sono un paleoantropologo dal passato non perfettamente pulito (Mitch Rafelson) e una biologa molecolare (Kaye Lang), il primo messo sull’avviso dall’enigmatico ritrovamento in una caverna austriaca di una famiglia di Neanderthal logicamente impossibile, la seconda incuriosita dalla presenza apparentemente inspiegabile nel genoma umano di parti di DNA frutto della trascrizione da RNA virale.
    Quando queste parti di DNA virale si «risvegliano» determinando l’insorgere del «Morbo di Erode», in grado di provocare aborti prematuri, l’establishmentscientifico-sanitario reagisce secondo modalità consuete: più fondi dai governi, ricerche cliniche, studi per giungere a un vaccino. Anche Kaye Lang, grazie ai suoi precedenti lavori, viene arruolata nella «Squadra» incaricata di coordinare la ricerca, anche se ben presto, data l’eccentricità del suo punto di vista, si dimette. A spingerla a questa decisione la scoperta che le donne colpite, entro un mese dopo il primo aborto iniziavano una nuova gravidanza senza aver avuto alcun tipo di rapporto sessuale.

    Lo strano decorso del Morbo di Erode e l’enigma della remotissima famiglia di neanderthaliani hanno un’unica spiegazione scientificamente possibile, spiegazione inaccettabile per i professionisti della scienza e le lobbies pubbliche e private.
    Negli Stati Uniti sconvolti da massicce manifestazioni di piazza e da una ripresa di tutte le possibili forme di superstizione e intolleranza, a prevalere è la convinzione che soltanto forme di profilassi coatta e un rigido controllo sociale potranno permettere di affrontare la crisi.
    Mitch e Kaye troveranno rifugio presso una riserva indiana per condurre a termine il loro «esperimento», un esperimento che li coinvolge in prima persona. Il loro successo sarà tuttavia, innanzitutto per loro, soltanto un difficile inizio.
    Costruito su basi scientifiche tanto solide quanto affascinanti, il Risveglio di Erode è un romanzo che affronta ruvidamente e con grande efficacia il tema delle nuove epidemie – con riferimento in primo luogo all’AIDS – e dell’organizzazione della ricerca in rapporto a questo genere di emergenze. Il conformismo dell’ambiente scientifico, il peso insostenibile degli interessi politici e industriali, il ruolo dei media nel creare o favorire psicosi e comportamenti irrazionali: Bear non perde occasione per denunciare l’esistenza e lo strapotere di un complesso scientifico-industriale incapace di recepire e organizzare i contributi dei ricercatori meno allineati con le opinioni prevalenti, divenute dogmi intangibili.

    Così il titanico meccanismo della Scienza ufficiale di fronte a una crisi imprevedibile gira grandiosamente a vuoto, consumando risorse e intelligenza al solo scopo di favorire carriere e drenare risorse pubbliche, senza riuscire a giungere a una qualsiasi soluzione del problema. Il ricorso a forme di controllo poliziesche e a una profilassi dai contorni nazisti non è che il logico corollario del suo storico fallimento.
    E di come funzioni in realtà la ricerca scientifica e quali ricadute abbia in termini di salute pubblica non è difficile sincerarsi: basti prendere nota della situazione dell’epidemia di AIDS nel continente africano e in Asia.
    In quanto al soggetto post-umano, alba della nuova specie originata dall’Homo sapiens sapiens che fa la sua comparsa negli ultimi capitoli del romanzo, bisogna riconoscere a Bear una leggerezza e un’originalità nel trattare il tema che ha pochi uguali nella storia del genere.
    Insomma un premio Nebula davvero meritato e che, tutto sommato, fa sperare che la sf abbia ancora un futuro (e scusate tanto il bisticcio dei termini).

    Ulteriore utopia, nata da un decisivo sviluppo della cosmologia, incontriamo in Distress, di Greg Egan(ed. or. 1995) comparso in Urania 1437 dell’aprile 2002, nella traduzione di Riccardo Valla.

    Egan non si limita a ipotizzare gli esiti di una «rivelazione» sull’origine e lo scopo dell’universo, nata dal lavoro di un gruppo di geniali cosmologi, ma pone come cornice della comunicazione finale l’isola di Senza stato (Stateless nella versione originale), esperimento di società anarchica nata materialmente dall’applicazione pratica della logica degli hackers (rifiuto di ogni forma di proprietà relativa all’informazione) e da un’etica della responsabilità individuale e della non-violenza che è parte essenziale della visione del movimento internazione no-global.
    Il reporter scientifico Andrew Worth, protagonista del romanzo, è viceversa un uomo in carriera, spaventato dalla comparsa di distress, una patologia psichica che sembra procedere in forma assurdamente epidemica, ma non per questo meno deciso a emergere nel mondo internazionale della comunicazione.
    Il lavoro che la cosmologa Violet Masala e i suoi collaboratori si preparano a presentare al mondo scientifico riguarda la definitiva unificazione della conoscenza, ossia la possibilità di definire matematicamente l’insieme delle leggi che sottostanno al reale e lo definiscono. Il problema è che gruppi pseudoscientifici e pseudoreligiosi di ogni genere si oppongono rabbiosamente alla comunicazione, con una determinazione che non esclude il ricorso ad atti di terrorismo o assassinii.
    Ben presto Worth si trova profondamente coinvolto nella vicenda, tanto da accantonare i suoi calcoli personali e schierarsi con Masala e con gli anarchici di Stateless, aggrediti militarmente da mercenari assoldati da una multinazionale dell’ingegneria genetica.
    Lieto fine grandiosamente escatologico, sia pure reso più amaro dall’ultima impennata di casi di Distress:

    «Questo è il Distress», pensai. Non la paura della grandiosa meccanica della teoria del tutto, ma la comprensione di essere soli nell’oscurità, con cento miliardi di abbaglianti ragnatele davanti agli occhi. Occhi inesistenti.


    Come sempre facile, almeno per me, condividere molti dei punti di vista di Egan su religioni rivelate, sette iniziatiche, rapacità delle holding sovranazionali, necessità di una visione integralmente laica del mondo, attualità di una forma di società solidale e tecnologicamente avanzata. Meno facile apprezzare il suo stile troppo spesso assertivo, fatto di lunghissime affermazioni, spiegazioni e prese di posizione, un procedere della vicenda ineguale e dissestato – prolisso o sommario – l’uso costante (e limitante) dell’unico punto di vista del protagonista all’interno di un universo narrativo ricchissimo. Eppure qualche momento di abbandono narrativo, di semplice emozione del narrare esiste, in particolare nell’ultima parte del testo, quando Worth assiste impotente alla crisi che sembra destinata a spazzare via Stateless e insieme è costretto a riflettere sulle infinite modulazioni del concetto di sesso e passione.
    Da segnalare, infine, alcune eccellenti invenzioni narrative, anche se spesso non sufficientemente esplorate, come la diffusione degli asex, forma estrema di rinuncia al corpo e alle illusioni.

    Greg Bear
    Il risveglio di Erode
    Fanucci, 2002
    pp. 576, € 15,90
    trad. M. Nati

    idem 
    ed. Fanucci tascabile, 2003
    pp. 600, € 9,00

    Greg Egan 
    Distress
    Mondadori Urania, 2002
    pp. 424, € 4,05

    trad. R. Valla       

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