«Nel giorno della Riorganizzazione, i bambini sono stati strappati alle madri, le famiglie smembrate e la memoria si è perduta».
Un libro inconsueto, che suscita curiosità a partire dalla breve frase riportata in copertina: Sei collerico, malinconico, flemmatico o sanguigno?. La curiosità aumenta aprendo il libro all’altezza della terza di copertina. Una carta della Gran Bretagna suddivisa in quattro aree di diverso colore – blu, rosso, giallo e verde – e dove appaiono toponimi improbabili come Aquaville, Thermopolis, Ustion, Pneuma. «I colori debbono essere in rapporto con la Riorganizzazione. Quattro colori come le quattro categorie… collerico, flemmatico e così via», pensi.
A pagina 17, al piccolo Micklewright, sanguigno separato dai genitori malinconici, viene spiegata la Riorganizzazione:
Avevano diviso la popolazione in quattro gruppi distinti […] in base alla psicologia, in base al tipo. […]. A partire da Ippocrate, ci spiegò, per quasi duemila anni la medicina si era fondata sull’idea che esistessero quattro fluidi o umori corporei: la bile nera, la bile gialla, il sangue e la flemma. […] Sotto bile gialla scrisse collerico, sotto bile nera scrisse malinconico, sotto flemma scrisse flemmatico, sotto sangue scrisse sanguigno.
La Riorganizzazione è un provvedimento estremo preso da un governo disperato di fronte a una situazione di violenza sociale ormai incontrollabile, una Riorganizzazione stranamente ispirata alla teoria dell’equilibrio degli umori immaginata da Ippocrate. Ti chiedi come possa stare in piedi un romanzo basato su un tema tanto peregrino, su una riforma sociale tanto improbabile. Intanto, però, continui a leggere del piccolo Mickewright, ribattezzato Thomas Parry e trasferito nel quartiere rosso (Red quarter, capitale Pneuma). I sanguigni sono individui ottimisti, attivi, vivaci e il quartiere rosso rispecchia queste loro caratteristiche. Tutto sembra filare liscio per il giovane Micklewright-Parry. Una carriera promettente, un impiego di responsabilità, la benevolenza dei superiori, un amore. Resta una zona grigia – l’infanzia, la separazione traumatica, il ricordo dei genitori perduti – ma Thomas non vi si sofferma più. Rimuove, in apparenza dimentica. Fino a quando una missione non lo conduce ad Aquaville, capitale del quartiere Blu e un uomo misterioso non gli mette in mano la pubblicità di uno strano locale nella nebbiosa e fredda metropoli dei flemmatici.
Capita così: si parte incuriositi e si finisce coll’inseguire le avventure di Thomas Parry in un mondo divenuto specchio dei differenti temperamenti umani. Una Gran Bretagna completamente «umanizzata», dove anche i colori del cielo e il clima sembrano riflettere, esaltandole, le caratteristiche di ciascun tipo. La Riorganizzazione inventata da Thomson diventa credibile e, come in molti altri romanzi distopici (1984, Il mondo nuovo), ma gli esempi nella letteratura britannica sono numerosissimi), ingiusta e minacciosa. Il suo romanzo diviene così un campo di battaglia virtuale tra la visione innatista e ambientale della natura umana, tra ciò che è considerato biologico e ciò che è storico. Una battaglia, è bene dirlo, che si chiude senza vinti né vincitori.
Un romanzo inconsueto, scrivevo in apertura di questa recensione, ma dotato di enorme suggestione, condotto con sicura abilità d’intreccio e prodigiosa capacità d’evocazione.
Rupert Thomson
Il regno diviso (Divided Kingdom)
ISBN, 2005; 2012
€ 9,00
trad. M. Piumini (malinconico) e A. Mioni (collerica)
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